Quando eravamo prede

Prendete Tre Punti, una distesa di boschi incontaminati che sembra il Paradiso Terrestre. Popolatelo con Alce, Agnello, Cagna, Toro, Ghepardo, Farfalla, Leone... non proprio animali, ma esseri umani che vivono completamente immersi nella natura, seguendo regole semplici e crudeli, capaci di immergerli in ciò che più somiglia a un’esistenza felice. Ma che succede quando per puro caso la prima briciola di civiltà cade tra gli alberi di questa foresta? Cosa accade quando i suoi abitanti scoprono la religione, il diritto, la proprietà privata e una cosa in apparenza vantaggiosa come la pietà? Ecco che un equilibrio inconsapevolmente perfetto si ribalta d’improvviso rivelando un mondo vecchio, triste, malato, a rischio addirittura di estinzione. Dalla preistoria alla fine della civiltà, Quando eravamo prede sembra riassumere in una sola storia l’intera avventura umana e il nostro rapporto con la natura, come se La fattoria degli animali rivivesse ne La strada di Cormac McCarthy. Carlo D’Amicis fonde la potenza dell’allegoria e il gusto del romanzesco per raccontare fascino e pericoli della nostra eterna imperfezione.

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