L'incantatore (La cultura)

Annette, vivace e incostante, ha deciso di lasciare improvvisamente il college per studiare alla «Scuola della Vita». La sua amica Rosa, abbandonata ogni ambizione, lavora in fabbrica, dove intreccia una relazione inquietante con i due gemelli polacchi, Jan e Stefan. Il fratello di Rosa, Hunter, lotta per tenere in vita la rivista Artemis, sull’orlo della bancarotta. Peter Saward dedica la sua vita al compito infruttuoso di decifrare l’alfabeto di una civiltà morta e sepolta (e a un amore non corrisposto per Rosa). John Rainborough, dirigente senza qualità in un oscuro ministero, vede la sua vita e il suo lavoro perdere scopo e direzione. La sarta Nina, terrorizzata dal suo stato di profuga, sogna una fuga impossibile. Tutti questi personaggi si muovono nella Londra
del dopoguerra come sul palco di un immenso teatro, intrecciando e disfacendo tra loro relazioni in cui l’amore e l’amicizia si mescolano con il desiderio di potere e di controllo. Al centro delle loro vite, il magnate della stampa Mischa Fox, l’incantatore: il suo nome suscita pensieri ossessivi, la sua presenza – reale o solo immaginata – condiziona umori e decisioni. Enigmatico e all’apparenza mite, Mischa Fox impone la sua volontà sugli altri attraverso l’inquietante Calvin Blick, quasi un suo doppio, colui che trasforma in azione i suoi pensieri. Preda dell’incantatore, catturati dal suo fascino o ansiosi di sfuggirgli, i personaggi di Iris Murdoch sono parte di vere e proprie «scene» in cui l’autrice affronta i temi del sesso, dell’attrazione, del potere, ma anche la questione politica e umana degli esuli e del rapporto tra Occidente e Oriente. Grottesco, comico, profondo, L’incantatore è l’occasione per il lettore di godere dell’immenso talento di Iris Murdoch, scrittice che – nelle parole di Peter Cameron – non è sbocciata lentamente, ma «è emersa».

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