Vicolo Rosso (I Dolmen)
- Autore
- Augusto Secchi
- Editore
- Condaghes
- Pubblicazione
- 01/03/2014
- Categorie
L’io narrante, Oreste, è ospite in una casa di cura. Attraverso il flusso della propria voce interiore riporta in superficie barlumi di ricordi, speranze, tenerezze inaspettate, sogni che la Storia ha dichiarato impraticabili e che lui, nonostante tutto, continua a rimpiangere. Oreste dà voce a numerosi personaggi che raccontano il declino delle loro esistenze bruciate dagli acidi e dalla delusione per un’occasione che gli uomini hanno perduto per cambiare il corso della Storia.
Nel romanzo c’è la Storia recente, vista dalla periferia, che si intreccia continuamente con la storia privata di Oreste: c’è Berlinguer in un indimenticato comizio con gli Inti-illimani e il figlio di Oreste, Evelino, improbabile rivoluzionario che indossa il costume sardo, e il basco, per protestare contro le basi Nato. C’è il Profeta, pronipote di Michele Schirru, e Giambo, insolito poeta, il cui cervello si è consumato in una mistura di droghe. C’è il Gulag e Oreste che, nelle processioni laiche di quegli anni arroventati, sventola una bandiera rossa con Stalin “pintato” di nero nelle vie del paese. C’è la svolta della Bolognina e Sergio, vero protagonista del romanzo, che in un leggendario discorso nella sezione di Vicolo Rosso espone le ragioni del suo doloroso dissenso.
Ogni personaggio è come se illuminasse da un particolare punto di vista la vita di Oreste, le sue debolezze, la sua semplicità continuamente calpestata da compagni più scaltri e avveduti, l’inesorabile discesa verso una lucida e candida follia.
Nel romanzo c’è la Storia recente, vista dalla periferia, che si intreccia continuamente con la storia privata di Oreste: c’è Berlinguer in un indimenticato comizio con gli Inti-illimani e il figlio di Oreste, Evelino, improbabile rivoluzionario che indossa il costume sardo, e il basco, per protestare contro le basi Nato. C’è il Profeta, pronipote di Michele Schirru, e Giambo, insolito poeta, il cui cervello si è consumato in una mistura di droghe. C’è il Gulag e Oreste che, nelle processioni laiche di quegli anni arroventati, sventola una bandiera rossa con Stalin “pintato” di nero nelle vie del paese. C’è la svolta della Bolognina e Sergio, vero protagonista del romanzo, che in un leggendario discorso nella sezione di Vicolo Rosso espone le ragioni del suo doloroso dissenso.
Ogni personaggio è come se illuminasse da un particolare punto di vista la vita di Oreste, le sue debolezze, la sua semplicità continuamente calpestata da compagni più scaltri e avveduti, l’inesorabile discesa verso una lucida e candida follia.
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