I semafori rossi non sono Dio.: Colloquio con Gino Paoli

Nella vita di Gino c’è tutto. Il dopoguerra, l’amore al casino Castagna, il boom economico, il suicidio, Tenco, Grillo, Renzo Piano e gli amici della “mafia genovese”. E ancora i figli, le donne, Stefania Sandrelli, Ornella Vanoni, Paola Penzo, la sinistra, il Pci che diventa “la cosa rossa”, gli scranni della Camera dei deputati, la musica, il successo e l’oblio che si alternano per tante volte, il vizio, l’alcol, la resurrezione, il jazz. Ottant’anni che sono lì, pronti per essere raccontati per immagini, ritratti di amici e di compagni di viaggio che non ci sono più, disegni di piccole e grandi storie, descrizioni di amori e innamoramenti. Ribelle, innovatore, rock quando non c’era ancora il rock.
In queste pagine non c’è nessun giudizio netto, nessuna concessione alla tentazione moraleggiante, nessuna certezza da vendere un tanto al chilo. Queste pagine sono il resoconto di un colloquio che non dà risposte ma mostra fotografie che scorrono dagli anni Cinquanta ad oggi, lasciando, speriamo, il retrogusto genuino del racconto. “Gino è il miglior caso di invecchiamento che io conosca” diceva Fabrizio De André. Ecco. È di questo caso Paoli che vogliamo parlare.

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