Giulio Cesare: traduzione di Marco Pizzi

«Amici, romani, concittadini, porgetemi le vostre orecchie. Vengo a seppellire Cesare, non a glorificarlo. Il male che fanno gli uomini, continua a vivere dopo di essi; il bene è spesso sotterrato con le loro ossa. Così sia per Cesare. Il nobile Bruto vi ha detto che Cesare era ambizioso. Se era così, Cesare ha commesso un grave errore, e severamente ne ha risposto». Questo è l’incipit della famosa orazione di Antonio sulla morte di Cesare, tramite cui Antonio riesce a rivoltare il popolo contro Bruto e Cassio. Attualissimo capolavoro di retorica ed esempio letterariamente insuperato di come l’eloquenza possa manovrare le sorti di un paese, rappresenta il punto di svolta e il baricentro del dramma.



La nuova traduzione qui presentata è scritta in una prosa asciutta e scorrevole, adatta sia alla lettura, che alla messa in scena. La fedeltà allo spirito si traduce spesso nell’infedeltà alla lettera, con l’intento di evitare goffaggini e prolissità, che talvolta si riscontrano in certe versioni troppo pedanti. Forse è proprio questa la sfida più ardua per una traduzione contemporanea: rendere la vivezza delle innumerevoli metafore scespiriane, senza eccedere nell’enfasi, né cadere nella sciatteria di un linguaggio troppo colloquiale.

Si è preferito non appesantire il testo con note superflue, rinviando chiarimenti e spunti di approfondimento alla Postfazione.



Marco Pizzi è autore emergente di narrativa e teatro, con numerosi titoli presenti nella selezione KDP.

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