Il quinto Francesco

“L’Italia, che strano suono pronunciato
in casa sua, una parola leggera e insana,
un concetto che brucia nei cuori
degli idealisti e dei fannulloni.
Una terribile speranza che ha già condotto a morte molti uomini. Eppure oggi
Melotti sente che quanto va farneticando
il figlio può non essere del tutto sbagliato”.





A Vienna, nella solennità impolverata di un’antica pasticceria, un uomo consuma la sua colazione. Il suono impertinente di un telefono infrange all’improvviso quella composta atmosfera. L’uomo risponde, si agita, riattacca. Subito dopo, uno strano figuro gli si avvicina con aria interrogativa. Vuole essere sicuro di aver sentito bene, l’uomo che ha parlato al telefono è un modenese. Comincia così la bizzarra amicizia tra il discendente di un ufficiale della Brigata Estense e uno scontroso scrittore in cerca di storie.

Gli anni del passaggio dal ducato di Modena e Reggio Emilia al regno d’Italia, la fuga del duca Francesco V d’Austria-Este da Modena, lo scioglimento della Brigata estense a tre anni dalla fine del ducato, gli improvvisi cambi di rotta e di regime, sono lo scenario dentro al quale personaggi in carne e ossa si lanciano all’inseguimento del proprio destino.

Il clima di attesa e di idealismo, ma anche di confusione e spaesamento, che ha caratterizzato la nascita dell’Italia unita, prende forma in un romanzo di coinvolgente complessità, che vede entrare in scena la piccola epopea di una famiglia modenese come tante, quella del commerciante Melotti e dei suoi figli Erio e Paolo. Mentre si consumano le vicende di due fratelli uniti dall’affetto ma separati dalla divisa, la figura del duca Francesco V incombe con la sua appariscente inconsistenza, ostinato fantasma di un mondo che sembra voler sopravvivere a se stesso.

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