Il ramo e l'architetto: prima parte: La doppia immagine

Se un ramo si dovesse raccontare comincerebbe dalla propria storia, più o meno come ciascuno di noi. Prima ero piccolo, anzi non c’ero proprio. Un giorno sono spuntato dal tronco che c’era prima di me. Oggi mi vedi rugoso, magari vecchio. Eppure senza di me non sarebbe possibile il gioco dei germogli ad ogni nuova primavera. Anche una corteccia spessa e incartapecorita può lasciare una fessura bruno scuro dalla quale riappare il verde pallido pronto a catturare il sole.

Qualcuno di molto importante ha detto che la statua è contenuta nel blocco di marmo, basta liberala da ciò che la ricopre: vale anche per il disegno, soprattutto se riesce ad inseguire il tracciato immaginario del germoglio. Oppure, invece della matita, le strisce di cartoncino pronte a unirsi tra loro, per biforcarsi e stendersi nel vuoto. L’albero diventa metafora dello spazio e del tempo che sembrano inseguirsi senza incontrarsi mai.



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