Una porta sul vuoto

Marisa è una giornalista che si trova a Castel Roncolo per accompagnare la nipote Clelia alla festa del diploma.

Si troverà invischiata in una situazione tra reale e fantastico, che, prima di rientrare nel suo mondo attuale, la farà precipitare nel lontano Medioevo, con una precisa motivazione che si scoprirà solo andando avanti nel racconto.

Anche la parte fantastica iniziale, però, non è meno godibile, sia pure nella fosca ambientazione del periodo, medioevale appunto, in cui Marisa si ritrova solo per aver attraversato una porta che non avrebbe mai dovuto varcare….

La porta sul vuoto in realtà esiste all’interno del castello e pare servisse ad “eliminare” gli ospiti indesiderati, come i nemici. Attualmente è opportunamente sbarrata per evitare incidenti. E’ affiancata da una finestrella da cui è possibile vedere con i propri occhi la profondità del baratro che si apre verso il Talvera, il fiume a carattere torrentizio che sarà il leitmotiv di tutto il racconto.

Però questa non è l’unica chiave di lettura per la “porta sul vuoto”, perché, metaforicamente parlando, sta ad indicare anche il futuro che ci attende giorno dopo giorno. Quel vuoto è l’ignoto insito in ogni passo che facciamo verso il nostro futuro e al contempo rappresenta la soglia oltre la quale il passato, anche il più remoto, si fonde col presente.

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