Ibrahim Rugova: Viaggio nella memoria tra il Kosovo e l'Italia (History Books)

Quando si inizia un viaggio solitamente conosciamo il giorno, il luogo di partenza, quello di arrivo e quello di ritorno. I mezzi da prendere, gli alberghi dove alloggiare e le cose da visitare.
In questo libro invece di prendere un treno, invece di partire per quella destinazione in quel dato giorno, si viaggia tramite le testimonianze di studiosi che, come delle vere e proprie guide, ci accompagnano coi loro racconti e riflessioni alla conoscenza di Ibrahim Rugova, per cercare di capire perché pochi lo conoscono e perché molti l’hanno già dimenticato.
Questo viaggio in realtà è iniziato ancora qualche anno fa con la pubblicazione di “78 giorni di bombardamento Nato: la guerra del Kosovo vista dai principali media italiani”, dove si analizzano le contraddizioni (e l’assenza) dell’Europa in una escalation di sofferenze che colpiscono entrambi i popoli.
Con questo ultimo lavoro si ritorna, a ritroso, in quelle terre, per capire dove, come e quando un processo d’integrazione si interrompa e come degeneri in violenze e soprusi.
L’intera ricerca ruota attorno a Ibrahim Rugova, figura funambola su cui la Storia, soprattutto dopo la sua morte, continua ad emettere più di una sentenza e comunque sempre contradditorie.
Con un grandangolo, in una posizione privilegiata, si lascia che siano la memoria e le citazioni a delineare questo personaggio che di diritto è entrato a far parte della Storia dei Balcani e dell’Europa.
Il nostro bagaglio è un’enorme valigia virtuale piena di libri: non esistendo biografie specifiche, si citano quelle poche pagine che ciascuno di questi testi dedica al Professore kosovaro.
Alla fine, non c’è la volontà di capire chi tra Serbi e Kosovari stia subendo più ingiustizie, chi sia Abele e chi Caino, anche perché ragione e torto s’intrecciano continuamente senza una soluzione. La ricerca mira quindi a capire il ruolo di Rugova fuori da ogni pregiudizio e preconcetto.
Il periodo storico preso in esame è quello in cui si crede e spera ancora di avere la forza per portare la realtà fuori dai binari della violenza e dell’intolleranza in uno spicchio d’Europa che continua ancor oggi ad essere dimenticato dai più.

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