Ragazzi di zinco (Dal mondo)

Dopo averci fatto ascoltare in Preghiera per Černobyl’ le voci delle vittime del disastro nucleare, Svetlana Aleksievič fa parlare qui i protagonisti di un’altra grande tragedia della storia sovietica: la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989. Un milione di ragazzi e ragazze partiti per sostenere la “grande causa internazionalista e patriottica”; almeno quattordicimila di loro rimpatriati chiusi nelle casse di zinco e sepolti di nascosto, nottetempo; cinquantamila feriti; mezzo milione di vittime afgane; torture, droga, atrocità, malattie, vergogna, disperazione...

Gli afgancy, i ragazzi che la guerra ha trasformato in assassini, raccontano ciò che si è voluto nascondere. Accanto a loro, un’altra guerra. Quella delle infermiere e delle impiegate che partirono per avventura e patriottismo. E soprattutto le madri. Dolenti, impietose, stanche, coraggiose.

«Quello che potrebbe risultare un mero catalogo di orrori assume al contrario la commovente potenza evocativa del coro di una tragedia greca. Dove ogni singola voce, con il suo specifico carico di dolore, contribuisce alla ricostruzione di una storia collettiva ancora terribilmente palpitante». (Franco Marcoaldi - La Repubblica)

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“I ragazzi di zinco” di Aleksievic SvetlanaRecensioniLibri.org

“Quando tacciono le armi, la guerra ricomincia da capo. Bisogna ripensarla, riviverla. E fa ancora più paura”. Così, all’inizio degli anni Novanta, la giornalista bielorussa Aleksievic Svetlana, premio Nobel della Letteratura di quest’anno, raccoglie ne I ragazzi di zinco (pubblicato in Italia nel 2003 da Edizioni e/o, 316 pp., 11.00 €)  i sospiri tristi e disperati di chi per dieci anni ha visto con i propri occhi o con quelli... Leggi tutta la recensione

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