Manuale di danza del sonnambulo

Amina è una wedding photographer, una fotografa di matrimoni, e vive a Seattle in un tipico appartamento da middle class, con dei pavimenti di linoleum punteggiati di bolle d’aria che scoppiano quando lei le calpesta. Sua madre, Kamala, vive nel New Mexico in una casa circondata da pioppi e da una mesa contro cui a sera echeggia lo stridio dei grilli. Sua madre detesta Seattle, una città perennemente «senza sole» dove, come ha letto su un numero di Rolling Stone che Amina le ha inavvertitamente lasciato, le rock star non trovano di meglio che spararsi.
Una sera di pioggia la ragazza riceve una telefonata di Kamala. All’orecchio le giungono i rumori della notte del New Mexico, l’applauso soffocato del vento che soffia tra i pioppi, il ticchettio del lucchetto del cancello dell’orto. Le giungono anche notizie che non avrebbe mai voluto sentire: Thomas, suo padre, un medico stimato, seguito sempre da un codazzo di infermiere che lo tallonano «come un branco di oche», di notte se ne sta seduto sotto il portico di casa in preda a febbre e a un furore di parole.
Prince Philip, il loro anziano e artritico labrador, si è messo mestamente a camminare avanti e indietro in corridoio, mugolando. E Kamala, infrangendo la legge non scritta di non valicare mai il confine della zona di casa riservata a Thomas, si è spinta nella luce gialla del portico giusto per udire il marito parlare con Ammachy, la nonna morta da quasi vent’anni in India. Parlava di storie stupide, di uno zenzero marinato del 1982, del concorso di fotografia vinto da Amina alle medie, ma parlava come se vedesse davvero la donna. Da buona cristiana siriaca capace di citare a proposito e a sproposito la Bibbia, Kamala crede proprio che Thomas «stia per andarsene».
Il pensiero di Amina corre subito alla casa dove suo padre trascorre le sue bizzarre notti, a quella dimora del New Mexico in cui, dalle pareti agli oggetti più minuscoli, ogni cosa racchiude la storia della sua famiglia: dalla fuga dall’India, dopo che Thomas litigò con sua madre, al tragico pomeriggio in cui dall’Oriente giunse la notizia della morte della donna e dei familiari nell’incendio appiccato da un vecchio zio squilibrato, ai primi giorni di scuola in cui tutti i compagni parlavano una lingua incomprensibile e sconosciuta. È chiaro che Amina dovrà precipitarsi laggiù, a fare i conti con gli indelebili ricordi della sua infanzia.
Scritto con uno stile impeccabile e popolato da personaggi indimenticabili, il romanzo di Mira Jacob racconta la storia di una famiglia indiana emigrata in America e di una ragazza che, scoprendosi donna senza aver realizzato nessuno dei suoi sogni, si avventura alla ricerca delle proprie radici per trovare il proprio posto nel mondo.

Barnes&Noble «Discover Great New Writers» 2014

«Intenso e intelligente, il romanzo di Mira Jacob si muove agevolmente dall'India agli Stati Uniti, dipingendo il vivace ritratto di un mondo in continuo mutamento».
Gary Shteyngart

«Mira Jacob ha un talento magnifico nel ricreare il caotico procedere della vita di una famiglia, tra gioie, tristezze, furori e disillusioni».
Publishers Weekly

«Il paragone con Jhumpa Lahiri è inevitabile. Entrambe scrivono con disarmante sincerità di divari generazionali e peregrinazioni familiari... Jacob, tuttavia, con una maggiore propensione alla commedia».
Kirkus Review

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Manuale di danza del sonnambulo – di Mira JacobRecensioniLibri.org

E poi, inaspettato, ti capita tra le mani un romanzo di rara delicatezza, il cui particolare bouquet alchemico riesce a richiamare profumi, sonorità e colori in maniera raffinata e ironica: Manuale di danza del sonnambulo è l’opera prima di Mira Jacob, le cui radici indiane, trapiantate nel New Mexico, hanno un ruolo predominante nella genesi del romanzo. La stessa autrice, raccontandosi, ne ammette il tocco autobiografico: i Jacob... Leggi tutta la recensione

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