Globalia

Dall’autore de L’uomo dei sogni, un libro che merita di stare a fianco di Orwell e Huxley sullo scaffale delle grandi distopie del nostro tempo.

In un futuro prossimo, così prossimo da apparirci verosimile in maniera preoccupante, il pianeta è un unico grande stato in cui vige la democrazia perfetta. A Globalia non c’è più povertà, non ci sono guerre, c’è totale libertà di opinione. La medicina ha fatto tali progressi che la vita umana sfida i secoli e la tecnologia è talmente progredita che non c’è più nemmeno il brutto tempo. È come se Globalia si fosse isolata dai problemi che affliggono il mondo ordinario. E l’isolamento è concreto, oltre che metaforico, perché i suoi territori sono protetti da gigantesche cupole di vetro che la separano da tutto il resto. Il resto sono le non-zone, i territori che Globalia non ha ritenuto opportuno inglobare e che, lasciati a se stessi e precipitati nel degrado, sono abitati da un’umanità regredita alla barbarie, un’umanità violenta, diffidente, brutale. Nelle non-zone si vive in uno stato di libertà sfrenata. A Globalia tutto è regolamentato, anche la libertà, e tutto secondo quella che è l’ideologia massima: le leggi di mercato. A tenere le fila di un sistema che apparentemente tutela l’individuo, ma in realtà lo controlla in maniera ossessiva, è un ristretto pull di magnati ultracentenari guidati da Ron Altman, da cui dipendono tutte le fonti di energia. A sfidare quella finta perfezione e a cercare di barattare la sicurezza con la responsabilità, l’anestesia etica con il rischio, e il conformismo con la passione, penseranno Baikal e Kate, due fra i pochissimi giovani rimasti in quel mondo popolato da vegliardi, con un avventuroso tentativo di evasione che li porterà a confrontarsi direttamente con Ron Altman in una rocambolesca successione di colpi di scena.

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