20 lezioni d'amore: di filosofi e poeti dall'antichità ai giorni nostri
- Autore
- Armando Massarenti
- Editore
- UTET
- Pubblicazione
- 12/04/2016
- Categorie
Da chi avete imparato ad amare ora imparate a guarire, consigliava Ovidio più di 2000 anni fa. Che l’amore sia un balsamo per le nostre vite, un farmaco potente o un meraviglioso veleno, ancora oggi è possibile imparare ad avere cura delle nostre passioni grazie alle più belle, illuminanti e insolite “lezioni d’amore” disseminate nelle pagine di filosofi e poeti.
«Anche nel momento del possesso tituba in incerti ondeggiamenti l’ardore degli amanti», scrive Lucrezio nel De rerum natura. Gli fa idealmente eco il Cantico dei Cantici: «Sul letto mio, dentro le notti, cercavo lui che desidera la gola mia, il respiro di me, cercavo lui e non arrivavo a toccarlo».
C’è nell’amore un’idea di mobilità, un’energia cinetica che sposta più in là l’oggetto delle passioni e ne sfuma i contorni. Il fatto è che l’amore sfugge alle definizioni e preesiste alle teorie. Nel mito della biga raccontato da Platone, rischierebbe di fare a volte la parte del cavallo bianco che, etereo, ci porta alle soglie dell’Iperuranio, e a volte quella del cavallo nero, che ci trascina a terra con la gravità languida e sofferta del desiderio.
In queste 20 rapidissime lezioni, capisaldi come l’Arte d’amare di Ovidio, le lettere di Abelardo ed Eloisa o i Frammenti di un discorso amoroso di Barthes si alternano a scelte extravaganti ma feconde come le Confessioni di sant’Agostino (veri capitoli di un romanzo d’amore, a tratti per nulla spirituale) o il Saggio sull’intelletto di John Locke (dove l’ineludibilità della passione è un uragano che ci travolge, privandoci della «libertà di pensare ad altre cose che preferiremmo»), senza tralasciare riferimenti pop, da Giorgio Gaber a Woody Allen, da Liala a Inside Out.
Armando Massarenti costruisce così un prontuario filosofico, retorico e letterario che interpreta, rischiara e spesso sdrammatizza, per fortuna, il complesso intrico delle nostre umane passioni.
«Anche nel momento del possesso tituba in incerti ondeggiamenti l’ardore degli amanti», scrive Lucrezio nel De rerum natura. Gli fa idealmente eco il Cantico dei Cantici: «Sul letto mio, dentro le notti, cercavo lui che desidera la gola mia, il respiro di me, cercavo lui e non arrivavo a toccarlo».
C’è nell’amore un’idea di mobilità, un’energia cinetica che sposta più in là l’oggetto delle passioni e ne sfuma i contorni. Il fatto è che l’amore sfugge alle definizioni e preesiste alle teorie. Nel mito della biga raccontato da Platone, rischierebbe di fare a volte la parte del cavallo bianco che, etereo, ci porta alle soglie dell’Iperuranio, e a volte quella del cavallo nero, che ci trascina a terra con la gravità languida e sofferta del desiderio.
In queste 20 rapidissime lezioni, capisaldi come l’Arte d’amare di Ovidio, le lettere di Abelardo ed Eloisa o i Frammenti di un discorso amoroso di Barthes si alternano a scelte extravaganti ma feconde come le Confessioni di sant’Agostino (veri capitoli di un romanzo d’amore, a tratti per nulla spirituale) o il Saggio sull’intelletto di John Locke (dove l’ineludibilità della passione è un uragano che ci travolge, privandoci della «libertà di pensare ad altre cose che preferiremmo»), senza tralasciare riferimenti pop, da Giorgio Gaber a Woody Allen, da Liala a Inside Out.
Armando Massarenti costruisce così un prontuario filosofico, retorico e letterario che interpreta, rischiara e spesso sdrammatizza, per fortuna, il complesso intrico delle nostre umane passioni.
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