Il Regno di Nessuno e la bella Alessandra (Robin&sons)

Un romanzo distopico, scritto con il registro classico delle favole, che tratta il tema del totalitarismo.
La storia è ambientata nel Regno di Tutti, una sorta di Governo Mondiale, in un tempo indefinibile datato tra il medioevo e l’epoca dei viaggi interstellari, dove la cultura materialista ed atea vieta di credere alle cose invisibili che una leggenda invece pone all’interno della Terra di Nessuno, un Regno considerato inesistente. I cittadini del Regno di Tutti devono rispettare uno stile di vita improntato alla ferrea serietà e senza nessuna distrazione: non si può leggere, scrivere, ridere, cantare, ballare e neppure sognare. Tra le istituzioni e i mezzi di repressione del Regno di Tutti ci sono le Case degli Insani, gli Ospizi Governativi, l’Istituto per lo sviluppo intellettuale dei giovani, il Comitato per la repressione del vizio e la promozione delle virtù, il Salone dei Tiranni, la legge contro l’onirismo, il falò delle vanità e la Sezione Linguistica e Onirica della Gendarmeria che reprime in particolare i sognatori e i chiacchieroni. La legge, infatti, vieta di usare troppe parole – non più di mille – perché in questo modo è più facile controllare le persone. La povertà di linguaggio ha lo scopo di impoverire la memoria e di costruire il pensiero prevedibile al fine di limitare qualsiasi critica verso chi comanda.
Il protagonista Leandro trova un vecchio libro e un’antica mappa dell’Età dei Pesci Sapienti con le indicazioni per scoprire la Terra di Nessuno. Leandro si innamora della bella Alessandra che vive in una comunità di mistici rivoluzionari, i pescatori di pesciparole, guidati dal saggio Kephas, che si nutrono dei Pesci sapienti, le cui carni hanno il potere di preservare il pensiero e di stimolare la fantasia.
La storia non si svolge in un determinato Paese, anche se la capitale del Regno di Tutti potrebbe essere l’attuale Pyongyang. Alcuni dei personaggi della comunità dei pescatori di pesciparole portano il nome dei personaggi dei romanzi più noti di Orwell, Bradbury, Huxley e di London.

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