Il giorno della Iena (Fuoricollana)
- Autore
- Stefano Lorefice
- Editore
- Giraldi Editore
- Pubblicazione
- 19/07/2016
- Categorie
Un susseguirsi di storie apparentemente separate da un misterioso ordine cronologico e da una miscela di generi e piani spazio-temporali dove i protagonisti sono personaggi in bilico fra passato, presente e futuro in una Milano tra il noir e il pulp: uno scrittore che vive con il fantasma di un partigiano fissato per la raccolta differenziata; Fausto, un giovane no global che distribuisce volantini per una grande catena di negozi; Lomo, che con il nonno filosofo vuole importare la porchetta a Londra; un uomo-pillola e una ragazza dark; un suicida innamorato di una ballerina di Pigalle; un uomo che viene tradito dalla moglie (con un gommista); quattro filosofi killer, e il mistero di Iena: storie e personaggi che a volte si incontrano, si scontrano e spesso si ignorano.
«Vedi, sono le scene finali che rimangono impresse, prima potresti anche metterci un’unica sequenza di silenzio. Continua, quieta e senza un gusto proprio; sorrisi, rincorse, fiatone, pause e ripartenze e ancora sorrisi. Poi, di colpo, uno stop e qualcosa non torna più a posto e si comincia a vagare ma si capisce da subito che la corsa è al suo finale. È inutile, perfettamente inutile chiudere gli occhi, cercare di svegliarsi e riprovare la partenza. No. Non funziona così. Come con la neve fresca: il piede ce lo appoggi e affonda. Una sola volta. Se vuoi tornare indietro e lo vuoi fare senza lasciare impronte, devi ripercorrere i tuoi passi. E non sei più libero di calpestare, di affondare, di sentire che oltre a te, sotto, c’è qualcosa che cede».
«Vedi, sono le scene finali che rimangono impresse, prima potresti anche metterci un’unica sequenza di silenzio. Continua, quieta e senza un gusto proprio; sorrisi, rincorse, fiatone, pause e ripartenze e ancora sorrisi. Poi, di colpo, uno stop e qualcosa non torna più a posto e si comincia a vagare ma si capisce da subito che la corsa è al suo finale. È inutile, perfettamente inutile chiudere gli occhi, cercare di svegliarsi e riprovare la partenza. No. Non funziona così. Come con la neve fresca: il piede ce lo appoggi e affonda. Una sola volta. Se vuoi tornare indietro e lo vuoi fare senza lasciare impronte, devi ripercorrere i tuoi passi. E non sei più libero di calpestare, di affondare, di sentire che oltre a te, sotto, c’è qualcosa che cede».
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