Imperfetta forma: Autobiografiax

«Per chi viene da dove vengo io, cose così semplicemente non accadono. Sei programmato a una vita in cui devi servire le persone più ricche di te nella città più ricca vicino a dove puoi concederti di abitare. Devi fare l'elettricista, o l'idraulico, o il muratore. Devi aggiustare cose che non ti puoi permettere o costruire case in cui non potrai mai vivere. Di certo non puoi nemmeno immaginare di riuscire a sostenerti con la musica.» J-Ax viene dal paese della sfiga, che può essere qualsiasi paese dell'hinterland milanese o della provincia italiana, e ha in mente solo una cosa: andarsene. Perché lui è diverso: non ha le scarpe giuste, non ha il motorino, non ha una lira in tasca, non fa parte del branco. Al calcio preferisce i videogiochi, i fumetti, i film che guarda nella sua cameretta. Le ragazze lo ignorano, i ragazzi più grandi lo menano. Per tutti è un alieno, un nerd, e deve subire le aggressioni dei redneck delle cascine o dei jock delle villette: «ragazzi duri, abituati a vivere in campagna e a farsi i cazzi loro, a gestirsi il loro tempo senza gli adulti, sempre in giro da soli fin da piccoli. Ragazzi in forma, perché lo sport più praticato a Civesio era il bullismo. C'era davvero poco da fare da quelle parti se non prendere di mira uno e tormentarlo».

Ma come a volte accade, la fame di riscatto – unita al talento – è una miscela esplosiva. È la spinta per osare, per volere l'impossibile, per ottenerlo.

«Non capisco un cazzo di come funziona il mondo e di quello che il mondo vuole da me. Nessun disco rap parla di queste cose, quindi mi metto a farlo io.» Ecco, comincia tutto così. Ed è tutto in salita: il successo tarda ad arrivare, e anche quando arriva non è mai completo, o non dura, o ha un prezzo troppo alto. E ci sono momenti bui in cui tutto sembra finito: è così effimera la fama, e nel mondo del rap lo è ancora di più. Ma quel ragazzo che si sentiva «un fallito» oggi è una star, «un loser che ha vinto», per dirla con le sue parole. E ha vinto grazie alla sua rabbia, e alla capacità di metterla in rima e in musica.

Imperfetta forma è un'autobiografia che trasuda sincerità, e la sua imperfezione parla a tutti quelli che sono stati o sono adolescenti. Perché la sofferenza di non capire e non sentirsi capiti è il prezzo del crescere, negli anni Ottanta come oggi.

Ma il libro è anche una storia del rap italiano, che da gergo musicale delle periferie è arrivato a espugnare la roccaforte del nemico, la televisione nazionale, e ha scalato le classifiche diventando un fenomeno mainstream.

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