Il partigiano Edmond

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Il partigiano Edmond
Autore
Aharon Appelfeld
Editore
Guanda
Pubblicazione
19/01/2017
Categorie
UNO DEGLI ULTIMI GRANDI TESTIMONI DELLA SHOAH SCRIVE IL ROMANZO DELLA RESISTENZA EBRAICA


«La lezione che ci danno queste vite dimenticate è che il senso dell’umanità non viene mai meno, nemmeno quando si impugnano le armi. La grandezza di questo libro, come nel caso di Se non ora, quando di Primo Levi, sta nel tributo offerto a quelle esistenze.»
Le Monde

«Un libro epico…»
Le Figaro

«Leggere Aharon Appelfeld è come entrare in un sogno. Lo stile è limpido, ma gli eventi hanno una profondità insondabile… Non ci sono eroi astratti, ma uomini che si chiedono che senso abbia sopravvivere. E la risposta sta nella magica solidarietà che si è creata fra loro.»
Elle

Ucraina, ultimo anno di guerra. Sfuggito per un soffio alla deportazione, Edmond a diciassette anni è entrato in una banda di partigiani ebrei capeggiata dal carismatico Kamil. Gli addestramenti quotidiani, la vita comunitaria, le incursioni per procurarsi viveri e armi lo hanno irrobustito nella mente e nel corpo, facendo del liceale di buona famiglia, scombussolato dai primi turbamenti amorosi, un uomo pronto a fronteggiare la morte e – quel che per certi versi sembra ancora più difficile – le proprie radici e i ricordi: la fede degli avi, il distacco dai genitori e la distanza emotiva, l’indifferenza nei loro confronti nell’ultimo periodo trascorso insieme, che ora gli appare imperdonabile. Stare con i partigiani di Kamil – fra i quali spiccano per la luminosa umanità il vicecomandante Felix, nonna Tsirel, la cuoca Tsila, il gigante Danzig, che si occupa con infinita tenerezza di un trovatello, e tanti altri – significa riscattarsi, riguadagnare uno scopo che renda la vita sopportabile e degna di essere vissuta: proteggere i più deboli, salvarli, votarsi a loro con dedizione assoluta, dissipare almeno un poco la tenebra in cui il mondo sembra immerso. Dopo essersi temprato nella terra dell’acqua, una regione paludosa perfetta per la guerriglia contro gli occupanti tedeschi, il gruppo intraprende infine la lunga ascesa verso la vetta, il luogo ideale per mettersi in sicurezza e realizzare l’obiettivo più ardito: far deragliare i treni destinati ai lager, in attesa di poter tornare a casa.

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