Noa

Come la realtà che così genialmente rappresenta, anche Stefano Andrini non è folle. È imprevedibile. E questo racconto sfugge ai soliti tentativi di classificazione. È una sorta di leopardiano Paralipomeni alla Batracomiomachia, che amalgama realismo e surrealismo, passato e contemporaneità, uomini e castori, disfatta e speranza. Dove le sorti dell’Emilia Romagna, ma in realtà del mondo intero, sono in mano a personaggi (casualmente?) femminili: da una presidentessa americana dal nome quanto mai tendenzioso di Himmary a Castoro De’ Boschi, che altrettanto tendenziosamente si scopre essere un animale, appunto, femmina; sino all’ispettore, ma in realtà ispettrice, Natiseau. Il salvatore del mondo, però, è un bambino che piange in lontananza.
(Dall’introduzione di Alberto Scotti)

Visti dall’alto i castori al soldo della signora del male somigliavano all’esercito di Orchi di Saruman. Brutti, sporchi, cattivi. Nulla a che vedere con le simpatiche e operose bestiole raccontate dal National Geographic oppure cristallizzate in un peluche dalle fabbriche di giocattoli.
La loro padrona nel corso del raduno a San Pancrazio era stata molto chiara. Citando Il mondo nuovo di Huxley aveva detto: “La dittatura perfetta avrà sembianza di democrazia. Una Prigione senza muri nella quale i prigionieri non sogneranno di fuggire. Un sistema di schiavitù dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitù”.

* Il libro contiene come bonus track un racconto di Gianni Varani.

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