I demoni
- Autore
- Feodor Dostoevskij
- Editore
- Parole d'Argento
- Pubblicazione
- 19/12/2016
- Categorie
I demoni, terzo romanzo nel percorso spirituale di Dostoevskij, dopo Delitto e Castigo, L’Idiota, e prima dei Fratelli Karamazov, ha avuto una lunga storia editoriale. Prima pubblicato a puntate sulla rivista «Messaggero Russo» nel 1872 e poi in volume l’anno successivo.
Il romanzo è ispirato ad un fatto di cronaca del novembre del 1869: l’anarchico e nichilista Sergej Nečaev, legato a Michail Bakunin uccide lo studente Ivan Ivanov, sospettato di voler abbandonare la cellula sovversiva dello stesso Nečaev. Attorno a questa cronaca (modestamente definita così dall’autore del romanzo, che parla per bocca di un aristocratico della città, con simpatie liberali) ruota l’inquietudine filosofica, sociale, morale e politica di quel tempo. La chiave del romanzo sono appunto quei demoni (“Il mio nome è Legione”) descritti nel vangelo di Luca, che chiedono a Gesù Cristo il permesso di entrare in un branco di porci. Questi porci si annegheranno poi tutti, come, in un modo o nell’altro, molti personaggi del libro.
Un capitolo della scrittura originaria di Dostoevskij non riuscì mai a superare la censura degli editori, e l’autore nonostante i suoi sforzi, non lo pubblicò mai. Fu costretto quindi a tagliarlo (si situava dopo il capitolo VIII della seconda parte) e a tagliare anche tutti i riferimenti successivi ad esso. Il romanzo fu pubblicato così, in modo omogeneo, senza la “confessione di Stavrogin” che però venne pubblicata postuma, a parte, e che proponiamo anche noi, in coda al libro.
Traduzione di Silvia Cecchini dalla versione inglese di Constance Garnett.
Il romanzo è ispirato ad un fatto di cronaca del novembre del 1869: l’anarchico e nichilista Sergej Nečaev, legato a Michail Bakunin uccide lo studente Ivan Ivanov, sospettato di voler abbandonare la cellula sovversiva dello stesso Nečaev. Attorno a questa cronaca (modestamente definita così dall’autore del romanzo, che parla per bocca di un aristocratico della città, con simpatie liberali) ruota l’inquietudine filosofica, sociale, morale e politica di quel tempo. La chiave del romanzo sono appunto quei demoni (“Il mio nome è Legione”) descritti nel vangelo di Luca, che chiedono a Gesù Cristo il permesso di entrare in un branco di porci. Questi porci si annegheranno poi tutti, come, in un modo o nell’altro, molti personaggi del libro.
Un capitolo della scrittura originaria di Dostoevskij non riuscì mai a superare la censura degli editori, e l’autore nonostante i suoi sforzi, non lo pubblicò mai. Fu costretto quindi a tagliarlo (si situava dopo il capitolo VIII della seconda parte) e a tagliare anche tutti i riferimenti successivi ad esso. Il romanzo fu pubblicato così, in modo omogeneo, senza la “confessione di Stavrogin” che però venne pubblicata postuma, a parte, e che proponiamo anche noi, in coda al libro.
Traduzione di Silvia Cecchini dalla versione inglese di Constance Garnett.
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