Yoro

H si fa chiamare con una lettera muta, come mute sono le vittime della storia, la stessa lettera che nella tavola periodica indica l’idrogeno, l’elemento alla base della bomba atomica. La sua storia comincia proprio il 6 agosto del 1945, quando il lancio di Little Boy su Hiroshima la colpisce ancora bambina e la sfigura nel profondo, lì dove risiede la storia di un corpo e la promessa di una maternità.
Da quel giorno, di cui H ha minuziosamente ricostruito dati, orari e numeri per colmare il vuoto dei pochi e assurdi ricordi, inizia il suo racconto: una lettera urgente e totale, un’eterna dichiarazione d’amore e di colpevolezza. H, ormai donna cresciuta e sanata nel corpo, vive a New York ed è qui che negli anni ’60 incontra Jim, un marine sopravvissuto agli orrori della guerra, e a cui, solo per pochi anni, era stata affidata Yoro, un’orfana giapponese appena nata alla fine del conflitto. Nell’incontro fra Jim e H, la ricerca di Yoro – la figlia perduta e quella mai avuta – diviene il fondamento di un legame indistruttibile e l’inizio di un viaggio negli anni, dall’America al Giappone, dalla Namibia al Congo, fino alle radici della colpa e alla scoperta di una verità impossibile e semplicissima, che solo l’amore più grande può racchiudere.
Yoro è un indimenticabile romanzo sulla scoperta del corpo e della sua identità, sulla sofferenza e la sua riparazione, sulla forza incorruttibile e universale che muove ogni idea di madre e padre.

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Mangialibri

YoroMangialibri

Non è una confessione, né una autodenuncia o una giustificazione. H sa quello che ha fatto e non intende pentirsene. Perché finalmente ha conosciuto la gioia, dopo una vita ammantata di tristezza. Così tante tristezze, una dopo l’altra, da viverne con una dose costante, di mantenimento; qualsiasi nuovo dolore non potrebbe coglierla di sorpresa o buttarla giù. Non le importa di Leggi tutta la recensione

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