La Nuova Via: I socialisti lucchesi nel secondo dopoguerra (Storie e comunità Vol. 5)

La storia dei partiti politici nel secondo dopoguerra a livello locale è ancora in gran parte da scrivere, e non solo per la provincia di Lucca. È la storia di quei quadri intermedi che interpretarono a livello diffuso, lungo tutto il suo travagliato percorso, la vita della Repubblica Italiana sulla quale, a livello nazionale, c’è invece una bibliografia consolidata ormai in diverse stagioni storiografiche.
Lo studio di Emmanuel Pesi, promosso dall'istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Lucca, inquadra le sorti del partito socialista a Lucca e nel territorio provinciale negli anni che vanno dalla guerra di Liberazione al 1948: gli anni del processo di transizione dal regime fascista alla democrazia.
Il partito socialista lucchese vi emerge come un protagonista della coalizione antifascista e poi come un soggetto attivo della competizione che da subito si accende all’interno dell’“arco costituzionale”. Radicato a livello popolare, ma con basi nella borghesia cittadina e nel ceto intellettuale, è pronto a giocare il suo ruolo nel Comitato di Liberazione Nazionale con rappresentanti come il giovane professore Eugenio Luporini; è attivo sul piano organizzativo, seppure da una posizione di ritardo rispetto a Dc e Pci, con politici come Aldo Spinelli, poi guida dei socialisti lucchesi per oltre cinquant’anni. È un partito animato da tensioni interne, che si palesano nella discussione (di lungo periodo e alterne vicende) tra la allora prevalente tendenza frontista all’unità di azione con il partito comunista e l’istanza autonomista, minoritaria in provincia ma non irrilevante nella città capoluogo.
Le vicende ricostruite rimandano continuamente ad un contesto di questioni da cui questa storia settoriale trae fattori esplicativi e senso complessivo. In evidenza, e in accordo con il ruolo prevalente che i partiti politici vennero a conquistare, è infine la dirompente novità della partecipazione popolare alle elezioni, a cominciare dal triplice voto del 1946: amministrativo, istituzionale e politico. In quest’ultimo, per l’elezione dei costituenti, il contributo del locale partito socialista si espresse ad alto livello con l’elezione dell’avvocato Leonetto Amadei, futuro presidente della Corte costituzionale, l’“allievo” di Luigi Salvatori, il socialista e poi comunista versiliese incarcerato e confinato dalla persecuzione fascista.

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