Practical effects e visual effects: evoluzione ed estetica degli effetti speciali nel cinema

La storia e l’evoluzione degli effetti speciali sono inestricabilmente legate a doppio filo alla storia del cinema e a quella di Hollywood nello specifico. Nonostante le numerose fonti in lingua inglese - in netto contrasto con l’assoluta assenza di testi in italiano - siano assolutamente fondamentali per quanto concerne la storia e la tecnica in relazione all’argomento, solo in tempi recentissimi vi sono stati studiosi che hanno iniziato a riflettere sull’effetto speciale da un punto di vista estetico e sull’importanza che esso riveste all’interno e al di fuori della diegesi. Lontani dall’essere testi puramente enunciativi o manuali tecnici, le pubblicazioni di accademici quali Dan North o Julie Turnock sembrano soffermarsi maggiormente su come l’effetto influisca sulla fruizione delle informazioni visive da parte dello spettatore e sulle relazioni che sembrano esistere tra l’autorialità “visiva” prodigata da George Lucas e la conseguente nascita di un’estetica dell’effetto ancora oggi in forte espansione. Utilizzando numerose fonti eterogenee per cercare di chiarire cause e conseguenze da punti di vista anche molto differenti tra loro in relazione all’ontologia dell’effetto speciale, si è proceduto innanzitutto alla ricostruzione storica e alla descrizione tecnica di tutto ciò che è avvenuto prima degli anni settanta, il decennio in cui tutto ha iniziato a mutare. Il primo capitolo è totalmente dedicato al periodo antecedente i fasti della New Hollywood: partendo dalle origini del cinema e sviluppandosi fino alla fine degli anni sessanta, l’accento è qui posto sulla descrizione dei processi tecnici più importanti, propedeutici alla intelligibilità dei capitoli successivi; decennio per decennio, sono esposte le novità tecniche e tecnologiche e si cerca di spiegare come esse vengano sfruttate dalle produzioni per dare nuova linfa vitale a un genere specifico. Sono qui descritti numerosi processi quali la doppia esposizione, la proiezione frontale e retro-proiezione, l’utilizzo di modellini in scala, fino ad arrivare alla complessa lavorazione effettuata per 2001: Odissea nello spazio. Nel secondo capitolo viene presentata la nascita della ILM, la compagnia di effetti speciali più influente di sempre, e si cerca di approfondire il rapporto tra estetica dell’effetto e visione autoriale di registi quali Lucas e Spielberg. Il blockbuster, il film-evento che ebbe origine tra la fine di questo decennio e l’inizio del successivo, nelle sue diverse declinazioni e con le sue influenze, viene qui analizzato; il predominio della ILM e la conseguente estetica fotorealista contrastano con altre “correnti” alternative dell’effetto speciale negli anni ottanta e l’importanza della computer grafica, da subito chiara, diviene fondamentale per il futuro degli studios. Un approfondimento è inoltre interamente dedicato al primo Star Wars. Nel terzo e ultimo capitolo, viene ulteriormente definito il rapporto tra computer grafica e blockbuster, particolarmente florido per tutti gli anni novanta e divenuto “essenziale” dagli anni duemila. L’ultimo approfondimento riguarda Jurassic Park, il cui mix di effetti tradizionali e digitali fu all’origine di un’ennesima ridefinizione del film-evento. In questo capitolo finale si cerca anche di fare il punto della situazione sulle ultime, innovative, tecniche digitali.

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