Mi chiamo Sara, vuol dire principessa

Sara arriva a Milano nell’autunno del 1983. È sola. È bella. Ha quindici anni. Vuole essere presa sotto la protezione di Antonio, un deejay bravo a lanciare attori e musicisti di nessun talento. Viene scelta, proprio lei, per dare corpo all’ultima idea di lui: “la rosa di vetro”, una principessa bianca che canta musica elettronica. Così Sara diventa Roxana, una stella del videoclip, con la voce di un’altra al posto della sua. E poi diventa la donna di Antonio, il segreto più prezioso di un uomo adulto. Lui la chiama bimba, animale, anima gemella. Lei impara a muoversi in un mondo fatto di residence, discoteche, studi televisivi e massacranti tournée estive, dove il denaro viene accumulato e bruciato con la stessa facilità, e il trucco è sempre “guardare più lontano”. Ma nel frattempo sta crescendo un’altra Sara, una ragazzina curiosa e selvatica, che non vuole dipendere da nessuno. Un’artista. E quando le due metà di Sara entrano in conflitto, solo la più forte è destinata a sopravvivere. Con un ritmo trascinante e una voce potentissima, Violetta Bellocchio ci regala una protagonista senza precedenti nella narrativa italiana, per un romanzo che accompagna il lettore in un lungo viaggio alla scoperta della verità su se stesso.

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Mangialibri

Mi chiamo Sara, vuol dire principessaMangialibri

Ottobre 1983. La radio passa i Roxy Music, Donna Summer canta il suo ipnotico I feel love e a Sara Monfasani, quindici anni e un diploma di terza media, la vita nel minuscolo paese di Settima va stretta. Lei è sana, va bene. È bella e speciale. Lo legge negli sguardi degli uomini che la chiamano piccolina, che le offrono un caffè in cerca forse di qualcosa di più. Ha ingenuità Leggi tutta la recensione

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