La canzone leggera italiana negli anni '50 e '60: Storia ed evoluzione dei costumi nell'Italia del Dopoguerra

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La canzone leggera italiana negli anni '50 e '60: Storia ed evoluzione dei costumi nell'Italia del Dopoguerra
Autore
Gabriele Vecchio
Pubblicazione
25/04/2017
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Questa “storia della musica leggera” vuole essere un approfondimento sulla canzone italiana del Dopoguerra, volto ad evidenziare i legami esistenti tra il gusto musicale e il costume nel nostro paese a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta: in essa vengono analizzate le varie fasi che hanno condotto la nostra cultura al di fuori degli angusti confini in cui si trovava al termine della seconda guerra mondiale, per crescere e trovare una propria espressione matura e consapevole.
La canzone infatti divenne ben presto campo di conquista da parte degli standard americani, che andarono via via imponendosi sulle peculiarità del nostro repertorio (negli anni Cinquanta ancora fortemente imparentata con il melodramma ottocentesco), che in quel periodo si sforzava di venire in aiuto di una società decisamente condizionata da un rigido moralismo.
L’avvento della televisione diede agli italiani gli spunti su cui sognare, mentre le favorevolissime circostanze che portarono al boom economico fornirono la possibilità concreta di realizzare tali sogni: Modugno e gli urlatori, con Mina e Celentano in testa, sulla scorta di Elvis Presley e soci spazzarono via molto di quanto era stato caratteristico per oltre un secolo.
Anche l’esplosione del fenomeno giovanile rimane un elemento indispensabile per comprendere il percorso seguito dall’industria musicale nei Sixties. I giovani divennero protagonisti indiscussi nell’orientare il gusto, determinando uno stacco netto da tutto ciò che la canzone aveva espresso in precedenza: i Beatles, i Rolling Stones e Bob Dylan diedero il colpo di grazia alle regole classiche del fare musica.
La tragedia di Tenco al Festival di Sanremo del 1967 diede una sferzata al mondo della canzone, che cominciò ad interrogarsi sui propri limiti, così come prese a fare una società che non si riconosceva più nei valori del boom, e che divenne insoddisfatta e ribelle nelle università e nelle fabbriche del Sessantotto.
In questo paesaggio desolato spuntò allora la coppia Mogol-Battisti, capace di sintetizzare quanto di meglio era stato elaborato fino ad allora per riportare la canzone leggera italiana ai suoi massimi livelli: i due geniali autori chiusero magnificamente un ventennio che difficilmente avrebbe potuto regalare maggiori “emozioni”.

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