L'Orizzonte. Un saggio in cinquanta questioni
- Autore
- Céline Flécheux
- Editore
- Mucchi Editore
- Pubblicazione
- 14/07/2017
- Categorie
Limite del nostro campo visivo, l’orizzonte ci lega al mondo e agli altri: sta di fronte a noi, ma il suo sito non è immutabile. E tuttavia abbiamo spesso l’impressione di poterlo raggiungere, di poterlo toccare e oltrepassare, tant’è che, per studiarne la natura, dobbiamo considerarlo come una linea quasi tangibile. Pur essendo incatturabile, l’orizzonte ha di fatto fornito un riferimento stabile agli astronomi, una guida affidabile ai naviganti del mare e del cielo – e perfino lo sguardo dei cosmonauti lo ha rimirato come un rassicurante punto di raccordo con il pianeta lontano. Nelle scienze e nelle arti, l’orizzonte costituisce uno strumento fondamentale e insieme paradossale per pensare i rapporti fra la terra e il cielo. Linea, cerchio, apertura e chiusura, punto di fuga o luogo chimerico, contrassegno del finito e risonanza dell’infinito, confine avvolgente e abisso vertiginoso, l’orizzonte è un compendio di contraddizioni che ci costringono a ricercare però un tratto unificatore. Questo libro ne studia perciò la funzione in diversi àmbiti culturali (l’astronomia, la storia delle scoperte geografiche, l’invenzione della prospettiva nelle arti figurative etc.) e ne illustra il contributo alla costruzione del mondo.
«Sotto la guida di Céline Flécheux si dispiega davanti a noi una grande varietà di orizzonti, cominciando proprio dalla scoperta che l’uso plurale del termine s’impone solo in tempi recenti, quando giunge a maturazione una nozione che, come mostra brillantemente l’Autrice, ispira – fra antico e moderno – l’antica astronomia greca e il cinema, la visione albertiana della pittura, la fisica di Einstein e le pagine di Henri Michaux sul magico disparire di ogni orizzonte» («Le Monde des Livres», 14 febbraio 2014).
«Sotto la guida di Céline Flécheux si dispiega davanti a noi una grande varietà di orizzonti, cominciando proprio dalla scoperta che l’uso plurale del termine s’impone solo in tempi recenti, quando giunge a maturazione una nozione che, come mostra brillantemente l’Autrice, ispira – fra antico e moderno – l’antica astronomia greca e il cinema, la visione albertiana della pittura, la fisica di Einstein e le pagine di Henri Michaux sul magico disparire di ogni orizzonte» («Le Monde des Livres», 14 febbraio 2014).
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