LIGURI: il popolo indomito che osò ribellarsi a Roma

L’autore descrive i grandi avvenimenti che cambiarono il destino degli antichi Liguri.
Guerrieri coraggiosi che osarono contrastare la conquista di Roma per secoli.
Un popolo che, grazie al commercio dell’ambra, comunicò con tutto il mondo allora conosciuto, dal Mare Baltico al lontano Oriente. Una società priva di gerarchie e di discriminazioni sociali, dove le donne rivestivano un ruolo centrale, comunque paritario agli uomini.
Il racconto è un’avventura intrigante, che affonda le radici nelle vicende dell’Italia del secondo secolo a.C.
Le battaglie per la libertà – sotto l’egida del Cigno, animale sacro ai Liguri – e le oscure trame di potere dei patrizi romani invasori sono tra gli elementi principali di una narrazione avvincente, ricca di pathos e di colpi di scena.
Molte sono le accurate descrizioni di personaggi, usi, costumi, ambienti e luoghi del misterioso e audace popolo dei Liguri.
Il territorio, oggi compreso nella provincia di Savona, è il grande teatro delle vicende dei protagonisti del libro: alcuni reali e altri immaginari. Il tesoro cartaginese di Magone Barca, fratello di Annibale, e la battaglia di Alba Ingauna (Albenga) fanno invece parte delle testimonianze storiche.

•Controverse e contrastanti sono le ipotesi sulle origini del più antico popolo italico. I Liguri sono ancora oggi un vero mistero, anche perché – probabilmente – le loro tracce storiche furono manipolate, se non occultate dai vittoriosi Romani che, dopo secoli di lotta, riuscirono infine a conquistarli e assoggettarli. Non fu un compito semplice per Roma, i Liguri si allearono a Cartagine, l’acerrimo nemico della Repubblica, durante le sanguinose Guerre Puniche, un periodo in cui l’Urbe rischiò più volte la sconfitta definitiva. Certo è che il Senato si trovò costretto (intorno al 180 a.C.) ad adottare una strategia nuova per domare i ribelli liguri. Di fatto fu, forse per la prima volta della nostra storia, messa in atto una deportazione di massa. I documenti riportano che più di quarantamila Liguri furono obbligati con la forza a migrare nel lontano Sannio, sotto un diretto controllo militare. Insomma furono create le prime colonie coatte, una sorta di proto-campi di concentramento.

•La Repubblica di Roma dopo la II Guerra punica tenta di conquistare i territori del popolo dei Liguri, alleati dei Cartaginesi. A contrastare la lenta e inesorabile invasione si schiera Ligurio che, per le sue qualità di stratega e di combattente, è stato nominato condottiero dei Liguri dal Consiglio dei Saggi.
Uomo di grande cultura, Ligurio dei Sabazi ha studiato sia presso la scuola pitagorica di Crotone sia nei monasteri buddisti della lontana India.
Lui, ex generale di Magone Barca, tenta in tutti i modi di arginare l’avanzata delle legioni romane, grazie all’arte della guerriglia.
Ligurio deve anche combattere una battaglia molto più pericolosa contro il subdolo legato Publio Cornelio Cetego. Il patrizio romano ha mire molto ambiziose, vuole fare risorgere il potere aristocratico di Roma sotto la sua guida di re-dio, alla stregua degli antichi faraoni, ai quali si ispira. Per raggiungere il proprio obbiettivo il nobile, nipote del più celebre Scipione l’Africano, ha bisogno di molto denaro. Per questo motivo si reca nelle terre dei Liguri, per sottrarre a Ligurio il tesoro di Magone. Publio Cornelio Cetego sa che l’oro e l’argento – che dovevano servire al fratello di Annibale per assoggettare le popolazioni italiche contro Roma – erano stati consegnati in custodia al condottiero ribelle, a Savo (Savona), quando Magone, gravemente ferito, fu costretto a rifugiarsi in Iberia …

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