La virtù breve

In un ristorante del centro di Madrid, il dialogo tra un quarantenne di Stresa, l'avvocato Venezuela, e Katia, ragazza da poco conosciuta, è il luogo dove si consuma il ricordo della giovinezza di lui sul lago Maggiore e il desiderio di ricostruirsi una vita all'estero. "La virtù breve" usa l'arma dell'irrazionale come contraltare dell'aridità del linguaggio dei media contemporanei, sfruttando la creatività per conquistare nuovi orizzonti emotivi. La fugace vivacità del protagonista, espressa in una giovinezza folle e articolata, complessa e naïf al tempo stesso, conquista per i paradossi, gli aneddoti sconcertanti, le contraddizioni di cui si fa portatrice. "La virtù breve" non indulge a facili "cortesie" formali da salotto letterario e investe lo svolgersi dei fatti nel segno di una crudeltà linguistica che sconfina in nuove forme del narrare. Forme ispirate a una spiazzante rapidità, a una comunicazione diretta tra i personaggi a tratti esasperata, a una sofisticata aggressività.

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Mangialibri

La virtù breveMangialibri

La prosa, seppur articolata, scorre con la secchezza e la rapidità del dialogato cinematografico (e anche nella trama, il cinema fa, a un certo punto, la sua comparsa) di cui, non dimentichiamolo, Savastano è esperto. Leggi tutta la recensione

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