La passeggiata di Kant

Camminare non significa semplicemente muovere un passo dopo l’altro. Analizziamo attentamente i nostri gesti: seppure per un attimo, restiamo in equilibrio su una gamba sola, rischiando di cadere. Questo procedere in bilico tra certezza e azzardo accompagna l’umanità fin dai primi, incerti passi del bambino che parte all’esplorazione del mondo.
La filosofia si muove nello stesso modo, è pensiero che si getta in avanti nell’ignoto; e non è un caso che, fin dall’Antichità, nella vita e nelle opere dei filosofi ricorrano sia la pratica del camminare, sia l’idea del cammino. Ecco allora Aristotele e i Peripatetici, i Sofisti che fanno avanti e indietro insieme ai loro discepoli, ma anche il sandalo di Empedocle e il bastone di Diogene, la Via di Confucio nel lontano Oriente e la camminata selvaggia di Thoreau nel Nuovo Mondo; e poi le lunghe passeggiate di Rousseau e di Nietzsche, di Kierkegaard e di Wittgenstein, e naturalmente di Kant. Partendo dal principio che la filosofia comincia sempre con uno sgambetto alle certezze e raccontando storia e idee di ventisette pensatori-camminatori, Roger-Pol Droit ricostruisce una piccola storia della filosofia: una passeggiata originale e accessibile a tutti alla scoperta del vero significato del camminare, e del pensare.
 
«La marcia filosofica comincia sempre con una messa in discussione, una perplessità. Una domanda, un dubbio scuotono ciò che si riteneva certo. Eravate tranquilli, fermi nelle vostre convinzioni. Non lo siete più, nel momento in cui un dubbio comincia a far vacillare quelle evidenze. Questa pratica dello choc è quella dei filosofi, fin dall’Antichità».

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