Muslim Socials: Realtà ideali del cinema di Bombay
- Autore
- Cecilia Cossio
- Pubblicazione
- 24/09/2017
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Nel cinema di Bombay, all’inizio degli anni quaranta del Novecento si affacciano sulla scena i Muslim Socials, un genere che fiorisce appieno negli anni sessanta. Questi film dovrebbero affrontare problemi propri della comunità musulmana. “Dovrebbero”, ma in effetti la comunità rappresentata ha poco in comune con quella reale: poco negli anni in cui questo genere si sviluppa e ancora meno negli anni successivi. In genere, i protagonisti appartengono se non all’aristocrazia, almeno ad una upper middle class, parlante un’urdu persianizzata e dedita – esclusivamente, si direbbe – ai piaceri della poesia: eredi di una tradizione e di una cultura che riguarda una percentuale irrisoria della popolazione musulmana, gruppo sociale tra i più disagiati del paese. Questa minuscola frazione, tuttavia, viene assunta come ritratto dell’intera comunità. Per portare in primo piano la marginalizzazione, la lumpenizzazione e anche la persecuzione degli indiani musulmani bisogna aspettare molti anni. Ciò che lega in un abbraccio tutti i Muslim Socials è Lakhnau (o, all’inglese, Lucknow), che siano o non siano colà ambientati. Lakhnau: sede della corte dell’Avadh, la più sfarzosa e la più raffinata dell’India settentrionale dopo la metà del XVIII secolo e il declino dell’impero mughal, immagine di un’epoca di elevata cultura, di sofisticata eleganza e di un raffinato modo di vivere, di una vita sociale e culturale armoniosa. È questo il mondo che si riverbera nei Muslim Socials come Chaudhvin ka chand (1960), Barsaat ki raat (1960) Mere huzoor (1968) o Mere mehboob (1963). In queste opere la parte musicale (musica, versi e song picturizations ovvero le sequenze di canto e/o danza, in funzione narrativa o metanarrativa) è spesso un elemento di eccellenza ed è ancora molto popolare a distanza di decenni. Ma i Muslim Socials non sono soltanto romantiche e improbabili storie d’amore condite di canzoni indimenticabili. Sono anche qualcos’altro.
Cecilia Cossio
Dal 1978 al 2006 ricercatrice di Lingua e letteratura hindi e docente di Storia dell’India all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si occupa da oltre trent’anni di cinema e società indiana, argomento su cui ha pubblicato numerosi saggi, tra i quali: il libro Cinema in India. Lo strano caso di Shashi Kapur (2005) e gli ebook Allarme a Bollywood. Dilaga la febbre del remake (2013) e Il talismano che rapisce i sensi. Il cinema di Bombay negli scritti di Rahi Masum Raza (2013). Consulente per l’India alla Mostra del Cinema di Venezia dal 2008 al 2010, cura il settore indiano di AsiaMedia asiamedia.unive.it
Cecilia Cossio
Dal 1978 al 2006 ricercatrice di Lingua e letteratura hindi e docente di Storia dell’India all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si occupa da oltre trent’anni di cinema e società indiana, argomento su cui ha pubblicato numerosi saggi, tra i quali: il libro Cinema in India. Lo strano caso di Shashi Kapur (2005) e gli ebook Allarme a Bollywood. Dilaga la febbre del remake (2013) e Il talismano che rapisce i sensi. Il cinema di Bombay negli scritti di Rahi Masum Raza (2013). Consulente per l’India alla Mostra del Cinema di Venezia dal 2008 al 2010, cura il settore indiano di AsiaMedia asiamedia.unive.it
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