Gli ebrei di Rembrandt (Saggi Vol. 968)

Molte sono le opere di Rembrandt con soggetti tratti dalla Bibbia ebraica e numerosi sono i suoi ritratti di notabili ebrei. Ma quali furono i concreti legami tra Rembrandt e la comunità ebraica? Steven Nadler documenta i rapporti quotidiani, non sempre facili, tra il pittore e i suoi vicini di casa a Vlooienburg, nel cuore del mondo ebraico di Amsterdam. E ben presto, partendo dal lavoro del grande artista, il rinomato studioso di Spinoza estende il campo d'indagine, per descrivere alcune pagine centrali della vita dei sefarditi e degli ashkenaziti all'indomani del loro insediamento presso lo Zuiderzee: l'assimilazione da parte di una società cosmopolita di queste comunità di migranti, oggetto di interesse intellettuale e sospetto, curiosità e pregiudizio, e talvolta ammirazione.

«All'epoca, il Vlooienburg costituiva il fulcro del mercato artistico e del commercio del legname, nonché il cuore del mondo ebraico di Amsterdam. E Rembrandt stava nel centro esatto di quest'area. Tutte le case immediatamente attigue o che si affacciavano sulla sua, sul lato destro e sinistro della strada, appartenevano a ebrei. Dalla sua scalinata d'ingresso Rembrandt poteva vedere attraverso le finestre della casa di Rabbi Mortera, e dall'ultimo piano si offriva alla sua vista la sinagoga della comunità. La mattina udiva gli schiamazzi in portoghese dei figli delle famiglie ebree mentre andavano a scuola. Il venerdí pomeriggio poteva sentire l'odore delle pietanze iberiche preparate a cottura lenta per lo Shabbat. Prima della Lower East Side a New York, del Marais a Parigi e persino dell'East End londinese, ad Amsterdam esisteva il Vlooienburg. E molti degli elementi che consideriamo fondativi dell'arte e della personalità rembrandtiane derivano, in ultima analisi, dalla sua decisione di stabilirvi il proprio domicilio».

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