Abitare a Roma nel Seicento: I Chigi in Città

Cerimoniale, etichetta, rituali e comportamenti nell'uso della abitazione e della città segnano – come contributo di “modernità” – le radici funzionali dell'architettura. Ne individuiamo particolare affermazione e sviluppo in età barocca, a Roma, durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, che provenendo dalla ‘patria' senese, costruisce il suo rapporto con Roma, con spirito e metodo diversi dai pontefici di nobiltà e nascita romana che lo precedono, ma altrettanto grandi e generatori di un nuovo approccio.
La dinamica fra edificio e città ci sembra che, nel ‘600, si comprenda usando alcune chiavi di interpretazione, attraverso le quali è possibile comporre una interazione e contaminazione fra ‘grande storia' e ‘piccole storie'.
L'edificio, anche non monumentale, che noi vediamo come blocco ‘scatolare', magari con elementi plastici architettonici o decorativi in facciata, ma come oggetto in se racchiuso e compatto, nel barocco scioglie le giunture che lo serrano alle cerniere degli angoli, ed ogni facciata si distacca (sia dall'insieme dell'edificio che dalla corrispondenza con gli interni) per partecipare – dal punto di vista funzionale e figurativo – della strada o della piazza a cui appartiene.
Il rapporto innovazione-modernità, maneggiato con cautela, discretamente sotteso alle linee di indagine, costituisce per me il filo conduttore di una lunga personale esperienza di ricerca. Parole sulla cui narrazione è opportuno chiarire definizione, confini e mettere paletti. È infatti un lavoro cangiante, che – al netto del rigore metodologico imparato dai miei maestri – muta colori, sfumature, possibilità, ti costringe a spostare l'ottica e il punto di vista sugli argomenti, a riconsiderare i giudizi.
Il barocco ha posto le basi della comunicazione, ancora una volta in senso attuale; gli assetti figurativi (dalla configurazione degli spazi alle immagini) hanno sempre ‘comunicato' ovviamente. Ma il barocco si amplia: comunica ed ammaestra la scuola ed il teatro gesuitico, la predicazione, la festa, il banchetto. Il livello relazionale si allarga – in tutte le sue declinazioni, dalla Sala del palazzo, alla celebrazione religiosa, alla taverna – attraverso la codificazione del cerimoniale e dell'etichetta (ne restano tracce nell'attualità anche oggi), dove è possibile rintracciare le origini funzionali della architettura, ed in cui le componenti della società si dichiarano e si riconoscono; questo tema costituisce un ‘fuoco' centrale di questo volume. Si amplia ancora, coinvolge, oltre le architetture, le strade, la città, il modo di concepirle e viverle, di articolarne le funzioni nella finalità di quella visione il più possibile articolata e – a suo modo – ‘ordinata' che non contempla solo ‘splendori', bensì comprende regalità e miseria, virtù e peccato.
Porre tutto questo sistema progettuale e ‘comportamentale' – etichetta, funzioni, abitudini, precedenze – in relazione con la mobilità e le relazioni fra i diversi livelli sociali – da rendere palesi attraverso segni, usi, gesti e percorsi –, ecco che può farci uscire dalla dimensione (pur necessaria) solo tipologica di architettura e città, e ricostruirci alcuni caratteri più peculiari e innovativi del barocco.

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