Aylan: se il mattino non incomincia dal pulito (verde Vol. 4)

Perché viene così spontaneo, nei discorsi che svolgiamo sui migranti e le loro tragedie, usare termini e metafore attinte dalla Bibbia? “Esodo”, “Diluvio di genti”,” Babele di linguaggi”, “Strage degli innocenti”, e così via? E’ solo una casualità retorica, o c’è qualcosa di più necessario?
A me sembra che ci sia qualcosa di terribilmente esatto nell’usare quei termini e quelle metafore. L’Antico Testamento non è la storia di una guerra, come l’Iliade, o di un viaggio, come l’Odissea. Essa è innanzi tutto il libro della creazione, il racconto dell’uomo che passa dal non-essere all’essere, e, per questo motivo, non può disconoscersi la sua attualità per sentire e concettualizzare nel profondo il dramma dei migranti. Sono moltitudini che, al di là della varietà delle motivazioni che li spingono a muoversi, sono pronte a scomparire fisicamente nel viaggio per raggiungere l’unica maniera accettata di “essere”, quella del mondo occidentale. Finché non riusciranno a condividere i paradigmi dell’uomo occidentale - fondamentalmente lavoro e consumo- si può dire che si avvertano come semplici “presenze” nel mondo. In un certo senso sono delle “creature” che possono evolvere verso l’età adulta, ma non c’è certezza che il percorso si compia.
Ora mi sembra che in questi versi di Vito Ventrella, così potenti, spesso visivamente impressionanti, i temi ricorrenti e sostanziali siano, da un lato l’eccidio dei molti, ma, dall’altro, diventa centrale l’attenzione ai bambini, ai ragazzi, il cui anelito a crescere diventa in un certo senso il logo, il simbolo dell’avventura. Lo sguardo del poeta passa su di loro carezzevole, come quello della madre sulle proprie creature. Con emozione si leggono i versi di Aylan, nei quali il racconto dell’unica accoglienza che l’Occidente gli ha saputo dare, si conclude con amarissima ironia:

Aylan è stato un bambolotto trovato
faccia in giù sulla battigia fino all’altro ieri
prima di essere un bambino tenuto tra le braccia
di un soldato.

ORA
chi volesse ospitare questo piccolo migrante
stampato sul giornale
può finalmente portarselo a casa ripiegato sotto l’ascella.

Numerosissimi, come si è detto, sono i luoghi in cui si torna su questo tema. A volte, in forma di contrapposizione tra le cure alla crescita dispensate alla “creatura” occidentale e la tragica “distrazione” destinata al bambino migrante: Il genere di amore cui ci affidiamo nel mondo/non ha alcuna risonanza/nello stesso mondo dove corre senza tregua/da un bambino all’altro/l’uno salva e l’altro affoga… / Ma già nei primi versi della raccolta: Sull’orlo del mattino era denunciata questa antitesi.
Di fronte a tante negazioni, a una sconfitta così totale della speranza, inaspettati si aprono i versi di Luci: Gli uomini s’aprono un varco ai confini/per raggiungere altre città/donne e bambini al seguito/sono luci/che per dove passano diffondono altra luce/…
darla tutta?

Benvenuti! Come una Profezia.
Enzo De Benedictis

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