Simmetrie

Olympia, come capita a molte donne, vuole che nella sua vita ci siano due uomini. Per una questione di simmetria. Ma anche per una forma piuttosto marcata di bipolarità. Sposa Keral e ama Gérard. Incontra Gérard in una camera senza vista, dove consuma il suo amore ossessivo – un’attrazione chimica che diventa dipendenza, droga, stupefazione. La moglie di Gérard, Sabine, aspetta un figlio dal seme di uno sconosciuto e Keral subisce le attenzioni dell’antiquaria Clarissa. Il gioco di coppie e di intersezioni acquista via via una ridondanza che non si placa mai, come se amare ed essere amati obbedissero a un progressivo spostamento di tasselli, che all’intarsio perfetto lascia seguire febbre e disordine. E allora il gioco simmetrico si complica, soffre, si spezza: Olympia è ricoverata in una clinica psichiatrica e lì rivede, nella stanza luminosa della sua degenza, Gérard. Qualche mese più tardi decide di rivelare, ai suoi due uomini inconsapevoli, che è incinta. Li convoca ma Keral non arriva: ha avuto un incidente, è in coma. Olympia e Clarissa si alternano in terapia intensiva davanti al letto di Keral. Una nuova forma di geometria degli affetti, della cura.
Di stanza in stanza, da quella oscura della passione a quella inondata di luce della clinica, alla camera senza pareti in cui Olympia, a New York, lascia che si rinsaldino i legami di famiglie arcipelago, la storia dipana emozioni, snodi, potenzialità, deliri, condivisioni – ma soprattutto una ricerca di simmetria sentimentale che sembra obiettivo e malìa, destino e strategia, malattia e racconto: in una parola, vita.

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