Ritorno alla buia valle
- Autore
- Santiago Gamboa
- Editore
- Edizioni e/o
- Pubblicazione
- 24/01/2018
- Categorie
«Per favore, console, vada a Madrid, all’Hotel de las Letras. Prenda la stanza 711 e mi aspetti».
I lettori riconosceranno subito in queste parole all’inizio del romanzo il tono tipico dello scrittore colombiano, miracolosamente sospeso tra avventura e contemporaneità, tra erudizione e rigogliosa invenzione di personaggi.
Santiago Gamboa ci trasporta in un’altra delle sue mirabolanti avventure tra Madrid, la Colombia e l’Etiopia, a caccia di un ex paramilitare riciclato come trafficante di droga.
Sulle tracce del criminale, a fianco del console (io narrante) troviamo Juana, una donna che ha lasciato un segno profondo nella sua vita, un pittoresco argentino che sostiene di essere figlio di papa Bergoglio e altri personaggi dipinti a tutto tondo.
Quando riceve un misterioso messaggio, la voce narrante del romanzo sale senza esitare sul primo aereo in partenza da Roma: la donna che glielo ha inviato, Juana, ha lasciato un segno profondo nella sua vita. È l’inizio di un viaggio che lo riporterà in Colombia, il suo paese natale, e finalmente a Harar, sulle tracce di Rimbaud, il poeta a cui ha dedicato anni di studi appassionati. Juana però, dopo aver fissato l’appuntamento, non si fa viva, e l’attesa si fa spasmodica.
Per difendere una sconosciuta dall’aggressione del suo accompagnatore, il console finisce in ospedale, malridotto e ammanettato. E sono proprio le vicissitudini di questa ragazza colombiana – violentata ancora bambina dal compagno della madre e poi derubata delle sue poesie dalla sua amante – a coinvolgerlo in un’impresa pazzesca. Fedele alle proprie tematiche, Santiago Gamboa costruisce una fitta trama costellata di eventi drammatici, ricorrendo ai racconti in prima persona di personaggi dipinti a tutto tondo. Le loro storie si intrecciano fatalmente, sullo sfondo di un mondo assillato da problemi urgenti: il terrorismo, la violenza, le diseguaglianze fra il nord e il sud del mondo che provocano le ondate migratorie…
I lettori riconosceranno subito in queste parole all’inizio del romanzo il tono tipico dello scrittore colombiano, miracolosamente sospeso tra avventura e contemporaneità, tra erudizione e rigogliosa invenzione di personaggi.
Santiago Gamboa ci trasporta in un’altra delle sue mirabolanti avventure tra Madrid, la Colombia e l’Etiopia, a caccia di un ex paramilitare riciclato come trafficante di droga.
Sulle tracce del criminale, a fianco del console (io narrante) troviamo Juana, una donna che ha lasciato un segno profondo nella sua vita, un pittoresco argentino che sostiene di essere figlio di papa Bergoglio e altri personaggi dipinti a tutto tondo.
Quando riceve un misterioso messaggio, la voce narrante del romanzo sale senza esitare sul primo aereo in partenza da Roma: la donna che glielo ha inviato, Juana, ha lasciato un segno profondo nella sua vita. È l’inizio di un viaggio che lo riporterà in Colombia, il suo paese natale, e finalmente a Harar, sulle tracce di Rimbaud, il poeta a cui ha dedicato anni di studi appassionati. Juana però, dopo aver fissato l’appuntamento, non si fa viva, e l’attesa si fa spasmodica.
Per difendere una sconosciuta dall’aggressione del suo accompagnatore, il console finisce in ospedale, malridotto e ammanettato. E sono proprio le vicissitudini di questa ragazza colombiana – violentata ancora bambina dal compagno della madre e poi derubata delle sue poesie dalla sua amante – a coinvolgerlo in un’impresa pazzesca. Fedele alle proprie tematiche, Santiago Gamboa costruisce una fitta trama costellata di eventi drammatici, ricorrendo ai racconti in prima persona di personaggi dipinti a tutto tondo. Le loro storie si intrecciano fatalmente, sullo sfondo di un mondo assillato da problemi urgenti: il terrorismo, la violenza, le diseguaglianze fra il nord e il sud del mondo che provocano le ondate migratorie…
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