Guida degli smarriti
- Autore
- Jean D'Ormesson
- Editore
- Neri Pozza
- Pubblicazione
- 07/12/2017
- Categorie
Nel 1190 Moshe ben Maimon, noto come Mosè Maimonide ai dotti del suo tempo, filosofo, rabbino e talmudista nella Cordova musulmana, scrisse in arabo La guida degli smarriti (La guida dei perplessi, secondo un’altra traduzione del titolo). Nella città spagnola, retta dal tollerante Califfato degli Almoravidi, l’opera ebbe un’immediata fortuna e, insieme con altri trattati del talmu-dista, fece di Maimonide il più onorato e rispettato filosofo ebreo del Medioevo.
Jean d’Ormesson ha preso in prestito il titolo del pensatore di Cordova per questo suo manualetto a uso degli smarriti della no-stra epoca. Benché sia sempre possibile scovare segrete affinità tra le epoche, i quasi mille anni trascorsi dal tempo di Maimonide – e di Filippo Augusto, di san Francesco d’Assisi, dell’imperatore Federico II e di Saladino –, impediscono naturalmente qualsiasi comparazione tra le «anime smarrite» di Moshe ben Maimon e quelle odierne di Jean d’Ormesson. È tuttavia certo che oggi non siamo affatto immuni dal disorientamento. «Oggi come ieri siamo tutti degli smarriti», non fosse altro che «i motivi e il senso del nostro passaggio su questo pianeta che chiamiamo Terra ci restano del tutto oscuri».
Nulla di meglio, perciò, che affidarsi alle massime e ai precetti dell’autore di A Dio piacendo, un uomo e uno scrittore che ha attraversato le tragedie e i furori di un secolo senza rinunciare mai alla grazia e alla levità del pensiero.
«Le pagine che seguono costituiscono un tentativo di risposta alla domanda:
che cosa ci faccio qui?»
Jean d’Ormesson
«Jean d’Ormesson dà libero sfogo alla sua gaia scienza, il suo spirito è intatto, la sua brillantezza scintillante».
Le Figaro
Jean d’Ormesson ha preso in prestito il titolo del pensatore di Cordova per questo suo manualetto a uso degli smarriti della no-stra epoca. Benché sia sempre possibile scovare segrete affinità tra le epoche, i quasi mille anni trascorsi dal tempo di Maimonide – e di Filippo Augusto, di san Francesco d’Assisi, dell’imperatore Federico II e di Saladino –, impediscono naturalmente qualsiasi comparazione tra le «anime smarrite» di Moshe ben Maimon e quelle odierne di Jean d’Ormesson. È tuttavia certo che oggi non siamo affatto immuni dal disorientamento. «Oggi come ieri siamo tutti degli smarriti», non fosse altro che «i motivi e il senso del nostro passaggio su questo pianeta che chiamiamo Terra ci restano del tutto oscuri».
Nulla di meglio, perciò, che affidarsi alle massime e ai precetti dell’autore di A Dio piacendo, un uomo e uno scrittore che ha attraversato le tragedie e i furori di un secolo senza rinunciare mai alla grazia e alla levità del pensiero.
«Le pagine che seguono costituiscono un tentativo di risposta alla domanda:
che cosa ci faccio qui?»
Jean d’Ormesson
«Jean d’Ormesson dà libero sfogo alla sua gaia scienza, il suo spirito è intatto, la sua brillantezza scintillante».
Le Figaro
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