Dall’Ellade a Bisanzio

Nell’estate del 1960, alcuni giovani italiani di buone letture decidono di sfuggire le Olimpiadi a Roma e visitare invece Olimpia (e gli alti luoghi della grecità mitica), in un viaggetto di formazione prima dei turismi di massa ormai imminenti. Un programma di santuari e isole e citazioni classiche.
Però la Callas va cantando la Norma a Epidauro, e la celebrata Katina Paxinou recita Euripide all’Erode Attico. Dunque i leggendari monumenti vengono percorsi e commentati da una instancabile café society milanese e francese che si è formata soprattutto sulle Elene ed Elettre e Giocaste e Antigoni brillantemente rinfrescate da Giraudoux, Cocteau, Stravinskij, Anouilh, Poulenc, Jouvet, Sartre... Tutto quel neoclassicismo ‘anni Trenta’ fra surrealismo e Picasso, più Chanel che Nietzsche, niente erudizione da Gottinga o Tubinga, e solo un sentore dell’"Arianna a Nasso" di Hofmannsthal e Strauss. Ecco dunque una conversation piece d’epoca – allora ‘sofisticata’, oggi archeologica – fra il Partenone e Olimpia e Delfi e Micene e Mikonos... Con un finale «in turcheria», nella prelibata décadence di Bisanzio.

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