Gli universi di Moras
- Autore
- Vittorio Cattani
- Editore
- MERIDIANO ZERO
- Pubblicazione
- 13/12/2017
- Categorie
Bari, il professor Moras è un noto esploratore di universi paralleli, figlio dell’architetto che creò il centro UniPar dove si apre la “soglia”.
Catani è uno dei più brillanti e affermati autori di fantascienza italiani e la sua descrizione della porta per altri universi ricorda Asimov, Zelany, Pullman.
«La soglia è una specie di porta costituita da materiale altamente instabile; se attivata, può “aprirsi” in un varco iperdimensionale che immette in altri universi preventivamente richiamati con codice via terminale. Si tratta, in sostanza, di una macchina quantica».
Il contrasto tra il paesaggio pugliese (a chi si trova sulle spiagge del salento fischieranno le orecchie) e gli altri universi, vero capolavoro di immaginazione e di fantasia, introduce la tematica chiave del romanzo. Che rapporto c’è tra l’infinito universo (gli universi in questo caso) e la nostra interiorità? Quale concatenazione di cause ed effetti lega la nostra psiche, il percepito e il possibile? Come “si parlano” dentro e fuori?
Moras non è un viaggiatore comune: è il figlio dell’inventore dell’Unipar, l’architetto soprannominato Astapor. Ha viaggiato così tanto nel “ventaglio” di universi possibili che si sente un “Piccolo Dio”. Ma come in tutti gli esperimenti portati all’eccesso, l’osservatore non è mai esterno al risultato, partecipa anzi agli esiti.
Il nostro prototipico protagonista è malato: ha il necro, condizione di rigetto dei vari mondi (compresa Base, la terra) alla sua stessa esistenza. Ciò nonostante riesce a viaggiare insieme alle sue “creature” tutelari. La più importate è l’amante bambina: Belle, di solo 13 anni. Un amore fisico e stilnovistico al contempo, in cui la tecnologia (i viaggi tra universi, ma anche complesse macchine che suppliscono a bisogni corporali) ha un ruolo fondamentale.
Viaggiando per gli universi (i “continua”, come li chiama nel libro) Moras si imbatte nel suo doppio, un essere che gli somiglia molto e la cui vita ricorda la sua. Boghaz gli apre gli occhi: al suo fianco ci sono due donne: la sensuale e giovane equivalente di Belle chiamata Güzel e l’anziana (ma “tiratissima”) Desirè.
Le pulsioni di vita e di morte del “Piccolo Dio” sono vere e proprie persone e il pattern si ripete negli universi paralleli. Esiste una terza Belle: Kaunis. Questa versione della giovanissima innamorata è però stata costretta a sacrificarsi per la salvezza del suo universo e il responsabile è un ulteriore doppelgänger di Moras.
Ultimo personaggio è la macchina, Jenny, la tecnologia totale che funziona come coscienza, computer tuttofare (una sorta di Siri), deuteragonista e come confine simbolico tra umano e non umano.
Oscuri presagi si affastellano sulla vita del viaggiatore.
Come Ulisse dopo l’orazion picciola, Moras sta andando oltre la conoscibilità dell’universo, fino ai suoi stessi limiti. Questo universo reggerà alla curiosità dell’uomo che desidera trascendere?
Tra macchine volanti, sesso con gli avatar, cristalli rivelatori e “giochi di ruolo” che servono per uccidere le persone, la fantascienza di Catani è estrema e forsennata. Un libro ben congegnato e abile nel far riflettere il lettore sui grandi interrogativi della vita.
Catani è uno dei più brillanti e affermati autori di fantascienza italiani e la sua descrizione della porta per altri universi ricorda Asimov, Zelany, Pullman.
«La soglia è una specie di porta costituita da materiale altamente instabile; se attivata, può “aprirsi” in un varco iperdimensionale che immette in altri universi preventivamente richiamati con codice via terminale. Si tratta, in sostanza, di una macchina quantica».
Il contrasto tra il paesaggio pugliese (a chi si trova sulle spiagge del salento fischieranno le orecchie) e gli altri universi, vero capolavoro di immaginazione e di fantasia, introduce la tematica chiave del romanzo. Che rapporto c’è tra l’infinito universo (gli universi in questo caso) e la nostra interiorità? Quale concatenazione di cause ed effetti lega la nostra psiche, il percepito e il possibile? Come “si parlano” dentro e fuori?
Moras non è un viaggiatore comune: è il figlio dell’inventore dell’Unipar, l’architetto soprannominato Astapor. Ha viaggiato così tanto nel “ventaglio” di universi possibili che si sente un “Piccolo Dio”. Ma come in tutti gli esperimenti portati all’eccesso, l’osservatore non è mai esterno al risultato, partecipa anzi agli esiti.
Il nostro prototipico protagonista è malato: ha il necro, condizione di rigetto dei vari mondi (compresa Base, la terra) alla sua stessa esistenza. Ciò nonostante riesce a viaggiare insieme alle sue “creature” tutelari. La più importate è l’amante bambina: Belle, di solo 13 anni. Un amore fisico e stilnovistico al contempo, in cui la tecnologia (i viaggi tra universi, ma anche complesse macchine che suppliscono a bisogni corporali) ha un ruolo fondamentale.
Viaggiando per gli universi (i “continua”, come li chiama nel libro) Moras si imbatte nel suo doppio, un essere che gli somiglia molto e la cui vita ricorda la sua. Boghaz gli apre gli occhi: al suo fianco ci sono due donne: la sensuale e giovane equivalente di Belle chiamata Güzel e l’anziana (ma “tiratissima”) Desirè.
Le pulsioni di vita e di morte del “Piccolo Dio” sono vere e proprie persone e il pattern si ripete negli universi paralleli. Esiste una terza Belle: Kaunis. Questa versione della giovanissima innamorata è però stata costretta a sacrificarsi per la salvezza del suo universo e il responsabile è un ulteriore doppelgänger di Moras.
Ultimo personaggio è la macchina, Jenny, la tecnologia totale che funziona come coscienza, computer tuttofare (una sorta di Siri), deuteragonista e come confine simbolico tra umano e non umano.
Oscuri presagi si affastellano sulla vita del viaggiatore.
Come Ulisse dopo l’orazion picciola, Moras sta andando oltre la conoscibilità dell’universo, fino ai suoi stessi limiti. Questo universo reggerà alla curiosità dell’uomo che desidera trascendere?
Tra macchine volanti, sesso con gli avatar, cristalli rivelatori e “giochi di ruolo” che servono per uccidere le persone, la fantascienza di Catani è estrema e forsennata. Un libro ben congegnato e abile nel far riflettere il lettore sui grandi interrogativi della vita.
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