I fratelli Wilde (Teatro contemporaneo)
- Autore
- Richard Woulfe
- Editore
- Polimnia Digital Editions
- Pubblicazione
- 16/12/2017
- Categorie
La commedia alterna tratti di assoluta rilevanza storica a momenti di fragilità psicologica e di conflitti affettivi mai elaborati e risolti. Si possono intravedere le storie famigliari dell’upper middle class di fine ‘800, le debolezze personali velate dall’abito ufficiale del padre medico di fama, o dal manierismo della madre che porta lo stendardo dei Wilde.
I due fratelli sono sulla scena come figure disperate, Willy ha sempre in mano un bicchiere e accanto la bottiglia di whisky, una sorta di sollievo al fallimento totale della sua vita di scrittore e di giurista. Oscar tiene in mano un cappotto che non sa dove mettere e che lascerà a casa del fratello al momento di uscire per affrontare la folla fuori di casa che cerca e vuole soddisfazione dal depravato.
Una canzonetta derisoria, che ricorda con un ritornello il destino del padre, fa da coro tragico inesorabile che distrugge la figura del padre e che interviene ad ogni tentativo di ricostruire qualcosa nei rapporti. La seconda moglie di Willy, Lily, è l’unica a muoversi nel presente, ad avere iniziativa, ad essere gentile con il rifugiato Oscar, tanto da apparirgli al risveglio dall’incubo come un angelo. I dialoghi sono diretti, quasi senza forma in considerazione dei contenuti in gioco, dove nostalgia e rimpianto appaiono in continuazione fermando ogni desiderio.
L’interazione continua delle finzioni e del modo teatrale di comportarsi l’uno con l’altro evocano sapientemente “The Importance of Being Earnest”[Honest!], ma non mancano riferimenti ironici alla retorica manierata del classicismo di Oscar Wilde, assieme alla poetica drammatica del Reading Gaol che riecheggia dal “De Profundis”. Accanto a questo, la poetica dell’ingenuità infantile che si ritrova nei racconti di Wilde e che Woulfe ci restituisce magistralmente con il peluche dell’orsacchiotto!
I due fratelli sono sulla scena come figure disperate, Willy ha sempre in mano un bicchiere e accanto la bottiglia di whisky, una sorta di sollievo al fallimento totale della sua vita di scrittore e di giurista. Oscar tiene in mano un cappotto che non sa dove mettere e che lascerà a casa del fratello al momento di uscire per affrontare la folla fuori di casa che cerca e vuole soddisfazione dal depravato.
Una canzonetta derisoria, che ricorda con un ritornello il destino del padre, fa da coro tragico inesorabile che distrugge la figura del padre e che interviene ad ogni tentativo di ricostruire qualcosa nei rapporti. La seconda moglie di Willy, Lily, è l’unica a muoversi nel presente, ad avere iniziativa, ad essere gentile con il rifugiato Oscar, tanto da apparirgli al risveglio dall’incubo come un angelo. I dialoghi sono diretti, quasi senza forma in considerazione dei contenuti in gioco, dove nostalgia e rimpianto appaiono in continuazione fermando ogni desiderio.
L’interazione continua delle finzioni e del modo teatrale di comportarsi l’uno con l’altro evocano sapientemente “The Importance of Being Earnest”[Honest!], ma non mancano riferimenti ironici alla retorica manierata del classicismo di Oscar Wilde, assieme alla poetica drammatica del Reading Gaol che riecheggia dal “De Profundis”. Accanto a questo, la poetica dell’ingenuità infantile che si ritrova nei racconti di Wilde e che Woulfe ci restituisce magistralmente con il peluche dell’orsacchiotto!
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