Aretino. Sonetti dei sedici modi (RLI CLASSICI)

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(Dalla prefazione del libro).
La storia di questi sonetti ha origine da una serie di incisioni del 1524, realizzate in Roma dall’artista rinascimentale Marcantonio Raimondi (alias Marcantonio Bolognese), a loro volta ispirate a disegni di Giulio Romano (allievo di Raffaello Sanzio): anche note come I modi o Le sedici posizioni e ritenute oscene da papa Clemente VII (Giulio de’ Medici), quell’opera valse a Marcantonio il carcere (Giulio Romano era già a Mantova) e la distruzione delle incisioni. In seguito, grazie all’intercessione dell’amico Pietro Aretino (già al servizio di Giulio de’ Medici) Marcantonio fu rimesso in libertà.
L’interesse di Pietro Aretino per la vicenda, continuò in seguito con la visione dei disegni di Giulio Romano, e da lì poi maturò nell’idea di scrivere una serie di sonetti che descrivessero in rima ciò che esprimevano le immagini. Quando l’opera vide la luce (Pietro Aretino si trovava già a Mantova prima e Venezia poi), papa Clemente si preoccupò di fare distruggere tutte le copie che si potessero requisire.
Possiamo dire ora, che l’operato di Giulio de’ Medici in questa vicenda, produsse due principali effetti: la distruzione di un’opera (anzi più opere) negando ai posteri la possibilità di goderne (lui giacchè ha giudicato l’ha invece certamente vista); una pubblicità gratuita, divenendo proprio l’interesse di papa Clemente una grande cassa di risonanza per I modi, I sonetti e i loro autori.
La conseguente fama (in particolare per I sonetti) si diffuse anche in Europa e spinse autori ed editori ad accontentare la richiesta dando alle stampe opere più o meno fedeli all’originale: questo interesse dei lettori e questo operare degli editori continua ancor oggi. I sonetti sono dunque aumentati o diminuiti nel numero, mescolati, rimaneggiati, inventati, talvolta accompagnati da disegni di altri artisti.
Dei disegni originali sono visibili alcuni frammenti sopravvissuti e custoditi presso il British Museum. Dei sonetti, esiste una sola edizione originale di cui si abbia notizia, pubblicata in Venezia nel 1527, ora parte di una collezione privata. Fedele a quell’opera, qui di seguito la dedica dell’autore e i sedici sonetti, preceduti da un proemio e seguiti da un congedo. A seguire, una raccolta di altri tredici sonetti non riconducibili a Pietro Aretino, di varia origine temporale, apparsi in edizioni varie del passato e del presente.
Buona lettura.

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