Mie care ombre addio

Teodoro Gentili, drammaturgo di successo, viene licenziato e allontanato dai circuiti importanti del mondo dello spettacolo per il suo teatro controcorrente. Decide di ritornare al Sud, al paese dove è nato e ha trascorso gli anni dell’infanzia. L’amicizia con il dottore del borgo gli apre scenari inquietanti, surreali, che non tardano a scatenare le ire e le strategie sottili di un potere apparentemente lontano ma quanto mai presente ed efficace.
La lontananza dalle luci della ribalta diventa per lui occasione per riappropriarsi del suo passato quando, imprevedibilmente, riceve l’incarico di regista della compagnia teatrale di sbandati accolti dalla Caritas diocesana che lo espone al fascino di Viola, giovane escort sfuggita al racket del nord, tentata ancora, per sopravvivere, dalla prostituzione.
La crisi di una relazione seducente e dai torbidi risvolti, scavata nelle loro anime ancor più dalla pièce rappresentata, Processo a Gesù di Diego Fabbri, mette a nudo la loro dimensione più profonda, speranze, paura di amare, innescando in entrambi la scintilla del riscatto. Teodoro scopre contemporaneamente che qualcun altro, nel nome del padre, lo ha aspettato da sempre con affetto e discrezione...  
Al ritorno sulla scena nella Capitale ritrova subito ad affrontarlo i critici ostili, responsabili del suo licenziamento; è il momento tanto atteso in cui si rivelano la sua evoluzione di uomo, di artista e il suo amore per Viola.
Taliano Grasso ancora una volta predilige una storia anticonvenzionale con diversi registri espressivi e “incursioni nella tradizione picaresca, avventurosa, gialla, dei contes philosophiques” (Dante Maffia), confermando una sua poetica di fondo segnata da pagine di vibrante lirismo.

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