Riscrivere: Rewriting
- Autore
- Massimo Martini
- Editore
- Grau.2
- Pubblicazione
- 16/02/2018
- Categorie
Il libro
Questa non è una autobiografia, né una esposizione cronologica di progetti, neanche una descrizione circostanziata di cosa sia successo, nei vari luoghi, a proposito della strana professione di uno strano architetto. Questo libro è una sequenza di ventisei brevi racconti, chiusi in sé e indipendenti l’uno dall’altro, per quanto appartenenti alla stessa vita, quella dell’autore. Ci sono a scorrere anche le parole, poche, via via come sussurrate dentro un dire e non dire che non è scrittura ma semplice soliloquio. Queste parole non spiegano le immagini (su cui hanno il privilegio di scorrere in piena libertà). Piuttosto cercano di dire quel poco e quel tanto, come in un tranquillo scambio di idee con il lettore, questo sconosciuto. La scelta di scrivere sui disegni non in modalità photoshop, ma nell’artigianalità propria del disegno, porta a far sì che le immagini derivino da originali su cui vengono applicate manualmente delle strisce scritte. Con il risultato che la qualità è meno incisa, più sfumata, a favore di un mondo di mezzi toni che si vorrebbe più simile alla materialità della pittura che all’algida geometria del disegno d’architettura. Molti procedimenti sono chiaramente a carattere concettuale. L’ironia, spesso esibita, vuole alleggerire il gergo fra specialisti e il non poter dire a proposito del famoso contesto. La chiusura in sé di ogni racconto porta inevitabilmente tutta la materia, (parole-disegni-foto) a una forma labirintica di rinvii, rimbalzi, allusioni e anche silenzi, che l’autore ritiene congrua all’assunto complesso e non risolvibile in sé del titolo: Riscrivere.
L’autore
Massimo Martini, nasce a Roma nel 1937. Sempre a Roma, nel 1962, si laurea presso la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza. Nel 1964 è tra i fondatori dello Studio Grau con il quale condivide, per oltre 20 anni, sia la dimensione teorica che quella professionale. A partire dal 1984, pur mantenendo una condivisione generale sui problemi dell’architettura, di fatto conduce esperienze molto personali, spesso ai confini della disciplina stessa. Dal 2014, in coincidenza con i 50 anni di vita del Grau (uno studio che ha sempre rifiutato qualsiasi formalizzazione di tipo notarile), promuove la nascita di «Grau.2», una collana di e-book in self publishing, nell’ambito di una riflessione sul lavoro del gruppo, dei singoli, di amici artisti, di quanti vogliono ancora essere, magari in forme inattese o rinnovate, artisti dentro l’evolversi delle arti. Assieme allo studio Grau partecipa nel 1980 alla Biennale di Venezia The Presence of the Past, nonché a pubblicazioni e mostre sia in Italia che all’estero. Con le stesse modalità, nel 2010, vede acquisiti 1300 disegni per oltre 120 progetti, (degli anni ’64 -’84), dal Centre Pompidou di Parigi. Per quanto riguarda la professione essa rispecchia l’andamento ondivago di fine secolo, con la particolarità di lunghe permanenze in diversi luoghi del sud: San Gregorio Magno, Grottaglie, il Cilento, il Politecnico di Bari dove insegna come professore a contratto per cinque anni. A partire dal 2010 si dedica alla maiolica invetriata come espressione dello studio di architettura martini, in una dimensione un poco artigianale e un poco sperimentale.
Questa non è una autobiografia, né una esposizione cronologica di progetti, neanche una descrizione circostanziata di cosa sia successo, nei vari luoghi, a proposito della strana professione di uno strano architetto. Questo libro è una sequenza di ventisei brevi racconti, chiusi in sé e indipendenti l’uno dall’altro, per quanto appartenenti alla stessa vita, quella dell’autore. Ci sono a scorrere anche le parole, poche, via via come sussurrate dentro un dire e non dire che non è scrittura ma semplice soliloquio. Queste parole non spiegano le immagini (su cui hanno il privilegio di scorrere in piena libertà). Piuttosto cercano di dire quel poco e quel tanto, come in un tranquillo scambio di idee con il lettore, questo sconosciuto. La scelta di scrivere sui disegni non in modalità photoshop, ma nell’artigianalità propria del disegno, porta a far sì che le immagini derivino da originali su cui vengono applicate manualmente delle strisce scritte. Con il risultato che la qualità è meno incisa, più sfumata, a favore di un mondo di mezzi toni che si vorrebbe più simile alla materialità della pittura che all’algida geometria del disegno d’architettura. Molti procedimenti sono chiaramente a carattere concettuale. L’ironia, spesso esibita, vuole alleggerire il gergo fra specialisti e il non poter dire a proposito del famoso contesto. La chiusura in sé di ogni racconto porta inevitabilmente tutta la materia, (parole-disegni-foto) a una forma labirintica di rinvii, rimbalzi, allusioni e anche silenzi, che l’autore ritiene congrua all’assunto complesso e non risolvibile in sé del titolo: Riscrivere.
L’autore
Massimo Martini, nasce a Roma nel 1937. Sempre a Roma, nel 1962, si laurea presso la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza. Nel 1964 è tra i fondatori dello Studio Grau con il quale condivide, per oltre 20 anni, sia la dimensione teorica che quella professionale. A partire dal 1984, pur mantenendo una condivisione generale sui problemi dell’architettura, di fatto conduce esperienze molto personali, spesso ai confini della disciplina stessa. Dal 2014, in coincidenza con i 50 anni di vita del Grau (uno studio che ha sempre rifiutato qualsiasi formalizzazione di tipo notarile), promuove la nascita di «Grau.2», una collana di e-book in self publishing, nell’ambito di una riflessione sul lavoro del gruppo, dei singoli, di amici artisti, di quanti vogliono ancora essere, magari in forme inattese o rinnovate, artisti dentro l’evolversi delle arti. Assieme allo studio Grau partecipa nel 1980 alla Biennale di Venezia The Presence of the Past, nonché a pubblicazioni e mostre sia in Italia che all’estero. Con le stesse modalità, nel 2010, vede acquisiti 1300 disegni per oltre 120 progetti, (degli anni ’64 -’84), dal Centre Pompidou di Parigi. Per quanto riguarda la professione essa rispecchia l’andamento ondivago di fine secolo, con la particolarità di lunghe permanenze in diversi luoghi del sud: San Gregorio Magno, Grottaglie, il Cilento, il Politecnico di Bari dove insegna come professore a contratto per cinque anni. A partire dal 2010 si dedica alla maiolica invetriata come espressione dello studio di architettura martini, in una dimensione un poco artigianale e un poco sperimentale.
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