Io, IL PENULTIMO DEI MOHICANI : Cinquant’anni d’italici rovesci

E’ un affresco che raffigura cinquant’anni di storia d’Italia, dai primi moti e scioperi socialisti del 1898, sulla piazza di Milano, capeggiati da Turati e da altri dirigenti del partito, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale (WWII). La prima parte è raccontata dal nonno socialista dell’io narrante, che ha partecipato a questi eventi. Parte degli episodi bellici di WWI (la disfatta di Caporetto) è narrata dal padre di Amleto, capo muratore nella bassa cremonese, che avvia il figlio alla stessa professione. Il resto è descritto da Amleto, in episodi che procedono per salti quantici, che vanno dalle marce dei Balilla, agli episodi di sopravvivenza della classe operaia e contadina negli anni di miseria del ventennio fascista (la coltivazione dei bachi da seta, praticata in tutto il Nord Italia), all’apprendistato da muratore fino alla chiamata alle armi e ai duri anni di guerra. Con episodi di riscatto personale per ovviare all’abbandono degli studi delle classi elementari: Amleto trova crescita intellettuale nella musica, cui si appassiona e che studia con tenacia per diplomarsi nella banda del paese. Amleto spende più di quattro anni nel servizio militare in WWII, di cui venti mesi sul fronte russo del Don. Non nell’ARMIR, celebrato in molti romanzi storici, ma nel CSIR, le cui peripezie sono ben poco note. Il romanzo termina con la fuga disperata di Amleto dal lager nazista in quel di Monaco e il rientro in un’Italia, distrutta moralmente e materialmente dal ventennio fascista, ai primi di maggio 1945. Tra gli episodi salienti i due capitoli “Volga e Stalingrado: la Caporetto degli Unni” e “Il Don e i Cosacchi: la Caporetto di CSIR-ARMIR”, che narrano le disfatte degli Unni su Volga e degli italiani sul Don in uno stile inedito e ricco di episodi sconosciuti.

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