Luigi Rancati Il regolo e l'anima I sogni dell'ingegner Gadda: I sogni dell'ingegner Gadda

Il più grande narratore italiano del Novecento ripercorre brandelli della sua vita attraverso il sogno. I punti salienti: Milano, le adorate montagne, teatro della Grande Guerra, e conclude incontrando Freud che, a ben guardare, dovrebbe aprire questa sua carrellata onirica, visto che tanti suoi scritti, come La cognizione del dolore, capolavoro, scaturiscono dalla psicanalisi.
Proprio quando Gadda iniziava a scrivere, sconosciuto e appartato, il poeta Eugenio Montale rivelava all’Italia Italo Svevo e la psicanalisi. Sarà proprio il poeta a sintetizzare … et pour cause … il profilo di Gadda, quando questi era alle prime pagine: “il convoluto Eraclito di via San Simpliciano.”
Convoluto-accartocciato; Eraclito-tutto scorre-oscuro-frammentario-oracolare; milanese.
Con eleganza Montale ci parla di uno scrittore del divenire, criptico, complicato, che abita in posizione aristocratica, giusto al confine con il popolare corso Garibaldi e la sua ragnatela di stradine “ch’era un odorino a passar di là”.
Il sensibile poeta non lo sa ancora, intuisce che tutta l’opera di Gadda sarà un contrappunto di alto sapere e di lingua popolare, in continua mutazione, grandi progetti abbozzati, romanzi o incompiuti o con finale interrogativo.
Pare dunque che la definizione del poeta sia centrata, centratissima.
Qui Gadda attraverso il sogno tenta di liberarsi dalla gabbia dorata nella quale è stato rinchiuso dall’amorevole schiera di studiosi. Per essere letto anche da noi comuni e liberi lettori.

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