Non lasciamoli soli: Storie e testimonianze dall’inferno della Libia. Quello che l’Italia e l’Europa non vogliono ammettere

Il grido di dolore di migliaia di migranti che chiedono di non essere abbandonati.

Ecco le testimonianze di alcuni sopravvissuti, vittime e carnefici. Un abisso di disumanità a pochi chilometri dall’Italia.

Fermiamo questo massacro di cui siamo diretti responsabili dopo gli accordi dell’estate 2017.



“In quarant’anni di carriera non ho mai visto niente di simile.”

Ilda Boccassini, magistrato

“Il mio compito in Libia era quello di recuperare i cadaveri dal mare e seppellirli. Non avevo scelta. In due anni ne ho contati tremila. Ho finito per farci l’abitudine.”

Ahmed, 19 anni, nigeriano.

Con un intervento di Giusi Nicolini, ex sindaco di Lampedusa. 

Quello che l’Italia e l’Europa non vogliono sentire e vedere emerge in maniera drammatica dalle testimonianze raccolte da Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, due giornalisti che da anni portano all’attenzione dell’opinione pubblica una situazione che non può più lasciarci indifferenti. Gli accordi stipulati dal nostro governo con quello di Tripoli e con le tribù locali hanno ridotto gli sbarchi ma hanno intrappolato in Libia centinaia di migliaia di migranti, ridotti a schiavi e soggetti a ogni tipo di tortura.

Donne e bambine violentate, costrette a prostituirsi, giovani in fuga dai loro paesi e trasformati in torturatori crudeli, assenza di qualsiasi diritto. L’inferno esiste, ed è in Libia. I racconti di questo libro arrivano da coloro che sono miracolosamente riusciti a sfuggire ai lager libici, e in alcuni casi a individuare i loro torturatori e ad assicurarli alla giustizia italiana. Ma non c’è giustizia che possa riscattare chi ha perso qualsiasi dignità.

Dobbiamo fermare questa tragedia, non favorirla contrastando chi in ogni modo cerca di contenerla, come le organizzazioni umanitarie che, accusate addirittura di accordi con i trafficanti, sono costrette in buona parte a ritirarsi, lasciando campo libero alla guardia costiera libica che riporta nei lager gli scampati alla morte in mare. Un incubo senza fine. Nonostante l’encomiabile impegno della nostra marina militare, che da anni si prodiga per salvare quante più persone possibile.

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