GLI SCACCHI DI LEONARDO DA VINCI

Vittorio Sgarbi scrive:
Anno 2006: a Gorizia, fra i fondi storici della biblioteca del conte Guglielmo Coronini Cronberg, defunto nel 1990, viene ritrovato un manoscritto riconosciuto come preparatorio del DE LUDO SCACHORUM, un manuale perduto, ma di cui si conosce l'esistenza attraverso la testimonianza del suo autore, il famoso matematico Frà Luca Pacioli.
Il manoscritto pacioliano presenta una particolarità che non sfugge a un esperto di storia degli scacchi come Franco Rocco, di professione architetto: le pedine da gioco sono rappresentate in un aspetto inedito, ancora senza riscontro nei documenti dell'epoca. Perché quella forma inconsueta?
Franco Rocco risponde evidenziando che i pezzi per il gioco degli scacchi rappresentati nel manoscritto paciliano non sono semplicemente inconsueti: essi non hanno nulla in comune con quelli in uso alla fine del ‘400, specificando come, ciò nonostante seppure rivoluzionari, essi vadano considerati esemplari del tempo e delle forme classiche antiche ricercate e apprezzate negli anni in cui il manoscritto, fu programmato, definito e disegnato.
Pedoni, Torri, Cavalli, Alfieri, Regine e Re, eleganti e aggraziatissimi, sono a tutti gli effetti un’essenziale elevatissima espressione estetica di quel tempo, concepiti in una anticonformistica libertà creatrice che riconosciamo solo al genio di Leonardo, per l’invenzione e l’originalità, attestata dai rapporti geometrici utilizzati, riconducibili al suo personalissimo stile nel contesto temporale storicamente accertato.

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