"Solaris" è il capolavoro della fantascienza filosofica. Siamo nel lembo più estremo dell'universo esplorato dal genere umano. Un astronauta, dalla Terra, approda nella stazione spaziale che gira intorno al pianeta Solaris. Qui trova un'atmosfera di mistero e sospetto: nessuno lo accoglie, i pochi ospiti della astronave sembrano angosciati e sopraffatti, c'è un morto recente a cui si allude con circospezione ma senza sorpresa, gli oggetti subiscono strane deformazioni, si avvertono presenze. Solaris è noto agli umani come il grande pianeta "vivente". Appare in forma di vasto oceano e avrebbe dovuto conflagrare se la sua orbita avesse seguito le leggi della fisica. Ma è come dotato di capacità cosciente di reazione e questa capacità sembra legata alle apparizioni di fantasmi, proiezioni viventi di incubi, sogni e fantasie. L'astronauta è costretto a interrogarsi, mentre lo contagia la stessa angoscia che domina in tutto l'ambiente. Un'avventura avvincente e carica di attesa e mistero. Ma si potrebbe dire anche un'avventura epistemologica, nel senso che presenta alla lente della riflessione un numero enorme di quesiti che abitano i rami della filosofia. Fra essi, il più suggestivo sembra essere il tema dell'Identità, del Soggetto, dell'Io. Non esiste l'Io unico e identico a se stesso.
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Pianeta Solaris. Abitanti, uno. Che pesa 17.000 miliardi di tonnellate. Un oceano protoplasmatico pensante che si esprime in linguaggio matematico ma emette un flusso di dati troppo complesso e massiccio per essere compreso: è una sorta di divinità, uno yogi cosmico che ha compreso il senso della vita? O una sorta di immenso cancro impazzito che elabora pensieri senza senso e
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Romanzo-capolavoro, Solaris è un’opera che si legge d’un fiato, è una vertiginosa, indimenticabile avventura, è un viaggio fino alle radici ultime di ciò che siamo. Un viaggio dal quale non c’è ritorno ma che non possiamo rifiutarci di intraprendere.
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