Luci della ribalta parte sesta: Si alza il sipario si spengono le luci (Luci dela ribalta Vol. 6)

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Luci della ribalta parte sesta: Si alza il sipario si spengono le luci (Luci dela ribalta Vol. 6)
Autore
Editore
Edizioni Fidest
Pubblicazione
03/07/2015
Valutazione
1
Categorie
Nella tragedia, nella commedia, nella satira si sono ritrovati carichi di inusuali energie i lette-rati che hanno fatto non solo la storia della letteratura moderna ma hanno dischiuse le porte al teatro e al cinema offrendoci spettacoli ricchi di sensibilità originale, di lucidità, intelligenza, logica e nobiltà in equilibrio con la frenesia nel descrivere supplizi o trionfi erotici. Penso a Poe ma anche a Carlo Algernon Swinborne, a Oscar Wilde e a molti altri ancora. Un Wilde della "Geole de Reading" dove il suo protagonista è la vittima del puritanismo inglese. Le sue narrazioni hanno la forza della natura che a tratti esplode nella trama che va imbastendo con la folla dei suoi personaggi che s'intrecciano con la storia della sua vita. L'obbrobrio e la prigionia lo hanno consacrato. Il leone della moda chiusa nelle case e nelle abitudini sinistre ha espiato con la propria sua sofferenza quella delle infinite bestie. Egli ha provato il grande amore dopo aver conosciuto non altro che il piacere. E' qui che egli descrive, per il soldato omicida, condannato all'impiccagione tutti i gradi del supplizio e geme: "E come si vedono le più spaventevoli cose nel cristallo di un sogno, noi vedemmo la oliata corda di canapa annodata alla carrucola annerita e udimmo la preghiera che il nodo della forca strozzò in un grande grido e tutto il dolore che lo scosse mentre egli mandava il grido spaventoso, e il suo straziante rimorso e i suoi sudori di sangue non da altri furono così bene conosciuti se non da chi ha vissuto più di una vita e che ora deve anche morire più di una morte!" Con l'ultimo poema di Oscar Wilde, con gli scritti dello Swinburne e dei grandi Russi, quali Tolstoj e Dostoevskij, forse nell'opera di Whitman la sensibilità altruista moderna avrebbe attinto l'espressione suprema.
In "Guerra e Pace" del Tolstoj è un umile mugik, ignorante, spoglio di tutto che rivela tutta-via al principe Pietro quanto è di meglio nell'umanità. E chi non si commuove alla deliziosa creazione di Pepa, all'episodio del Tamburino? E Sonia? E il principe Andrea?
E in Resurrezione pure del Tolstoj quali pagine squisite sono quelle in cui è detto come un altro principe goda al bacio pasquale che uno dei suoi giovani contadini gli da sulla bocca: "Cristo è risorto!" E' ancor più significativo rilevare come negli scrittori slavi o anglosassoni, si manifesta la tendenza ad abolire le distanze sociali, a comunicare con i più umili e i più socialmente destituiti. Tale sensibilità ha allargato i limiti dell'abnegazione, ha prevalso sul sublime che è nei fondatori di religioni.
E' per un'ironia capricciosa, o forse per una volontà provvidenziale questa grande poesia è fiorita e fiorisce proprio in terre tiranneggiate, insanguinate in tutti i modi come la Russia o come gli Stati Uniti d'America che è quanto dire nel cuore della civiltà, più utilitaria, più materiale, più avida, più venale, più sordida. E questo spaccato lo vediamo inevitabilmente ri-flesso nelle opere teatrali e nei filmati.

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Si spengono le luciMangialibri

Russell e Corrine stanno insieme dai tempi del college. Si sono trasferiti a New York (ormai dieci anni fa) per iniziare la scalata a quella città che negli anni Ottanta hanno visto trasformarsi nella capitale del mondo occidentale e che all’inizio del nuovo decennio è ormai una bolla fatata in cui il denaro è sempre più un concetto virtuale e la materia di cui sono fatti i Leggi tutta la recensione

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