Il Montecristo comunista (Elit - Letteratura europea)

Luglio 1919. Sanyi, macellaio vegetariano e simpatizzante del Partito Comunista ungherese, parte per Vienna con una missione segreta. Nelle sue mani c’è il destino della rivoluzione proletaria: venti chili d’oro in una valigia di cartone. Ma proprio in quei giorni la Repubblica dei Consigli fallisce e Sanyi finisce nell’illegalità. Comincia così una vorticosa tragicommedia fatta di travestimenti e doppie identità. Sanyi riesce a costruirsi un’identità borghese e, in gran segreto, a partecipare all’attività clandestina di una cellula del movimento operaio. Nella girandola di regimi che si alternano in Ungheria, l’uomo rimane in qualche modo sempre a galla, fino al fatidico ottobre 1956 e alla repressione dell’insurrezione anti-sovietica da parte dell’esercito. Basata su un’elaborata ricerca storica, la satira di Noémi Szécsi – che parla il linguaggio demagogico del tempo – ribalta gli elementi del Montecristo francese: Sanyi non è il protagonista di una storia sulla vendetta, ma di un intelligente romanzo sulla stupidità del potere.

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Mangialibri

Il Montecristo comunistaMangialibri

Sanyi lo grida, forte e chiaro: meglio nel braccio della morte che esposto alla furia creativa di due donne! Il suo cordoglio di comunista è continuamente disturbato, infatti, dalla stessa storia: comprare un terreno sul Naphegy vendendo la casa di Budafok ereditata dalla moglie ed edificare una villa in stile Bauhaus. Un sacrilegio, mentre vengono calpestate la libertà, la Leggi tutta la recensione

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