di Rabbia Sabbia: dedicato ai Sahrawi

“Mi assalgono ricordi dolcissimi, voci, abbracci. Riaffiorano nella mia mente chiacchierate all’ombra o attorno a un pasto, qualche discussione accesa, un fiume d’idee e d’ideali che mi hanno portato dove sono ora, che per prima mi hanno spinto oltre la mia Calabria contadina, alla ricerca di un orizzonte più ampio... un orizzonte dove Tutti siamo uno, dove le vite di ciascuno, lontani e vicini, poveri e potenti, bianchi e neri, oppressi e liberi, sono legate indissolubilmente e respirano alla ricerca della stessa Verità, sotto lo stesso cielo. Un mondo dove non posso negare a me stessa la responsabilità pressante di rendere migliore il tempo che mi è contemporaneo”.

Un Diario, un racconto, un romanzo. Ci fa pensare al velo di Maja delle religioni orientali, che separano apparenza e realtà, ci presenta il vero volto della realtà e il vero significato della “globalizzazione”, della “mondializzazione” dell’economia, funzionale al neoliberismo. Un mondo dilaniato da feroci conflitti, dominato dallo sfruttamento del Nord nei confronti del Sud, dal tentativo di eliminazione fisica di interi popoli, che si oppongono all’omologazione al modello neocapitalista. Il popolo Saharawi, al quale è dedicata l’attenzione costante di Umberto Romano, come scrittore e come volontario al servizio dei più deboli, è tra questi. Si tratta di un popolo senza terra, che, di conseguenza, rischia di non essere più tale; di un popolo che non trova pace. La soluzione del suo dramma sembra avvicinarsi (attualmente c’è la prospettiva del referendum per l’autodeterminazione) per poi allontanarsi di colpo, come per una maledizione. Una specie di giuoco del gatto col topo. Il merito di Umberto Romano è quello di aver rotto la congiura del silenzio ordita nei confronti del dramma del popolo saharawì, ma anche quello di aver dato un contributo importante per il superamento dell’ “eurocentrismo letterario”, attualmente dominante e caratterizzato dall’attenzione del mondo culturale per il Vecchio Continente, per i suoi interessi, senza gettare neppure uno sguardo al resto del pianeta.

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