Memorie di Pendio Grande (contados)

I racconti narrati da Antonio Ledda in questo libro acquistano un valore particolare perché sono ambientati in un periodo di grande trasformazione – gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso – quando la Sardegna intera si trasforma radicalmente e si avvia verso la “modernità”. Dopo quegli anni, nulla sarà come prima: tutte le realtà grandi e piccole subiranno una trasformazione profonda.
L’Autore sceglie di non nominare direttamente il luogo dove è nato e ha trascorso la sua infanzia, forse proprio perché quel paese, quella precisa comunità, non esiste più se non nei suoi ricordi. In realtà quel luogo potrebbe essere ovunque in Sardegna e non solo, e molte persone – almeno quelle di una certa età – potrebbero riconoscersi nelle atmosfere e nelle vicende qui sagacemente descritte. Anche molti dei personaggi del resto sono figure universali che, mutando le circostanze, potrebbero trovarsi ovunque. Quello che invece fissa inesorabilmente lo spazio geografico e culturale sono le parole tratte dalla lingua locale che vengono abbondantemente utilizzate nel testo per assegnare nomi e descrizioni precise, inequivocabili, rendendo uniche le storie qui riportate.

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